"Se vuoi vincere non puoi puntare sui giovani"

Tosi: "Salerno mi ha fatto delle accuse dure, è stato sfacciato, ma sincero. Non ho mai speso un euro in più del budget"

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di Andrea Ligabue

Se n’è andato via alla Zeman: tirandosi dietro un piccolo trolley e con una cartella porta documenti sottobraccio. Mancava una spicciolata di minuti alle 14, quando Doriano Tosi si è chiuso per l’ultima volta dietro le spalle la porta di accesso a quella che è stata la sua casa per tre anni. Diciamo pure che ne era il ’padrone’, pur non avendo una sola quota della Reggiana. Una sottolineatura fatta non a caso, perché alla fine è una delle cause che hanno decretato il suo game over in granata.

Ma andiamo con ordine. Con l’ex direttore sportivo che si presenta col sorriso alla sua ultima conferenza stampa granata.

"C’è più gente oggi che quando mi sono insediato", la battuta di Doriano, che così chiarisce subito che non sarà un addio al veleno.

Direttore, in tanti non avrebbero puntato un euro sul fatto che il matrimonio Amadei-Tosi potesse finire.

"Conosco Romano da sempre e quando in società ci sono persone che mettono soldi, giustamente ne tiene conto. Così è stato".

Andiamo subito al punto. Nel comunicato parlate di decisione condivisa, in realtà Salerno non le ha risparmiato dure accuse.

"Apprezzo la sincerità di Carmelo e il fatto che me le abbia rivolte di persona. E’ stato un po’ sfacciato, ma lo perdono...".

Il presidente, al quale si sono poi accodati gli altri soci di minoranza, punta il dito su due cose...

"Lo so bene (sorride, ndr): le ultime due stagioni fallimentari e la mancata valorizzazione dei giovani".

Che ne pensa?

"Sulla retrocessione faccio fatica a difendermi. Anche se ritengo che il budget per la Serie B era basso. Avrei dovuto suonare la campanella dell’allarme, ma non l’ho fatto. Sull’ultima stagione non me la sento di parlare di fallimento dopo che abbiamo totalizzato 86 punti. Ma è vero che l’obbiettivo era la Serie B e non lo abbiamo centrato".

Il discorso sui baby?

"Le squadre che vogliono vincere i campionati di giovani non ne hanno. Penso al Palermo, al Padova, al Bari. E’ vero, il Modena ne aveva cinque-sei, ma con un organico di trenta. Noi di giocatori ne avevamo venticinque e non c’era spazio per altri".

A dire il vero c’è un terzo appunto che le fanno: troppo accentratore.

"Allora ne aggiungo un quarto: sento dire che spendo troppo. Ho sempre speso quello che la società mi ha messo a disposizione. Non un euro in più".

C’è ancora il terzo da chiarire...

"Quest’anno mi sono spersonalizzato (sorride, ndr) e ho lasciato spazio al presidente anche nelle trattative. E per la prima volta sull’allenatore ho detto il mio parere, ma tutti hanno partecipato alla scelta".

Qualche rammarico?

"Avrei voluto lasciare con la Reggiana in B. Invece, dopo aver disputato un grande torneo, abbiamo vissuto i play-off come una punizione. Ed è finita nel peggiore dei modi".

E’ dura andar via?

"Sono stati tre anni impegnativi, conditi da soddisfazioni ma anche da tanto stress, ansia e tensioni. Vi rivelo una cosa: l’anno scorso, dopo la retrocessione, volevo mollare, ma i soci hanno insistito perché restassi, anche dopo la forte delusione di Alvini, che prima mi disse che sarebbe restato e poi cambiò idea".

Che giudizio pensa che i tifosi abbiano di lei?

"Credo che la città mi apprezzi. Lo deduco da come mi accoglie la gente, dai complimenti che ricevo. Però è anche vero che non vado sui social... In ogni caso posso dire di non essere mai stato contestato e questo è un record che mi tengo stretto".

Lei ha 69 anni, cosa vede nel suo futuro? Stop con il calcio?

"Di sicuro non farò più il direttore sportivo. Basta. Mi vedo come consulente, qualche amico ce l’ho. Ma non avendo problemi di soldi né di carriera non ho fretta di decidere".

E quello della Reggiana?

"Ci sarà lo stesso budget della scorsa stagione e questo è già un buon punto di partenza, come i 21 giocatori sotto contratto. Spero entrino nuovi azionisti perché Amadei non resterà altri cento anni. E auguro a Salerno di riuscire a fare il calcio sostenibile come vorrebbe, cioè valoprizzare i giocatori per rivenderli in modo da non dover aprire il portafogli tutti gli anni. Ci sta".