"Starei male se non corressi a New York"

Guido Menozzi, 56 anni, è il reggiano che ne ha disputate di più: domani saranno 19. "Per giorni c’è un’atmosfera bellissima"

Migration

di Claudio Lavaggi

Ce ne saranno di più tecniche, ce ne saranno forse alcune organizzate meglio, ma la maratona di New York in programma domani continua ad avere un fascino enorme su tutti i podisti, campioni o amatori, uomini o donne. E Reggio ha sempre risposto presente, a partire da Stefano Baldini che vanta un terzo posto, un quarto, un quinto e un sesto. Ma il reggiano che ne ha disputate di più è Guido Menozzi che il 20 novembre compirà 56 anni: vive a Correggio, lavora alla Centro Carni, è sposato con Mirta che lo segue negli Stati Uniti appostandosi sempre in due punti specifici della gara che, come noto, è lunga km 42 e 195 metri.

"E’ vero – dice Guido già negli Stati Uniti da qualche giorno – se non potessi venire tutti gli anni a correre la Maratona di New York ci starei davvero male. Per me è diventata un vero must, io mi prendo le ferie dal lavoro a novembre e vengo qui".

A che quota siamo?

"La prima fu nel 2001, ma tre volte mi… hanno fregato. Nel 2012 fu annullata a causa dell’uragano Sandy, nel 2020 per il Covid e nel 2021 agli europei non fu permesso sbarcare negli Usa. Quindi per me questa è la diciannovesima volta e la ritengo consecutiva".

Nel 2012, tra l’altro, eravate tutti pronti, vero?

"Certo eravamo già tutti qua e fu annullata il venerdì sera per l’arrivo dell’uragano. Tanta rabbia certamente, ma ce ne facemmo una ragione".

Ma, scusi, ma dopo 20 anni, che emozioni deve ancora vivere?

"Non si può spiegare a parole, la si vive dentro e basta. Io di maratone ne ho già corse 62 e credo di ricordarmele tutte. Sono gare che non si scordano, durano dalle due ore e mezzo alle quattro, hai modo di pensare, riflettere, stringere i denti, soffrire ed esultare all’arrivo. E intorno c’è gente come te che vuol vivere una giornata di festa anche facendo fatica".

E sua moglie che l’aspetta?

"Anche questo è una cosa che mi carica tantissimo. Mirta si piazza vicino al 28° chilometro, zona Queensborough Bridge, quando la fatica inizia a sentirsi. Mi guardo intorno e la vedo subito; poi lei si porta all’arrivo, e qui davvero possiamo festeggiare".

In tanti anni avrà un aneddoto curioso?

"Beh, credo fosse il 2006, quando davanti a me vedo un gruppone con intorno delle telecamere di una troupe televisiva. Mi informo e imparo che il ciclista Lance Armstrong stava correndo la maratona. Beh, l’ho affiancato e l’ho salutato, in bici andava forte… ma a piedi ero meglio io".

Quando si corre una maratona all’estero, il problema è sempre l’alimentazione, perché la gara così lunga richiede una scorta di carboidrati. Ma a New York come fate?

"Siamo italiani, dunque pizza e spaghetti il più possibile".

Senza disdegnare anche altre grandi maratone internazionali?

"Certo, oltre le 18 volte di New York, 7 a Londra, poi Tokyo, Berlino, Chicago, Boston che è il percorso delle sei big mondiali. Ma anche Roma, Firenze, Reggio e Tromsø, in Norvegia dove arrivai addirittura quinto assoluto".

Torniamo al clima di New York?

"Sì, nelle altre maratone quasi tutto si limita al giorno della gara. Qui no, qui è festa da giorni e pure il giorno dopo. Se hai la medaglia al collo tutti ti salutano, ti ringraziano e ti rispettano oltre modo".

Ma passerà tutte le ferie a New York?

"Assolutamente no, dopo inizia un altro divertimento. Da lunedì ho noleggiato un’auto e con mia moglie faremo un bel giro a Baltimora e Filadelfia. Partiamo e torniamo con un’agenzia di viaggi, ma poi è mia moglie che ha organizzato i giri che faremo. E’ davvero brava e queste saranno le nostre ferie che dureranno così una decina di giorni".