Imu sugli ombrelloni a Rimini, il Fisco presenta il conto ai bagnini

Arrivate le cartelle. Gli operatori in rivolta: "Già partiti i ricorsi"

Bagnini in spiaggia e ombrelloni

Bagnini in spiaggia e ombrelloni

Rimini, 7 novembre 2018 - «Non pagheremo l’Imu sull’ombra». Sono già una cinquantina i ‘conti’ che l’Agenzia Entrate-Territorio della provincia di Rimini ha presentato ad altrettanti bagnini. I quali hanno fatto tutti ricorso contro quello che considerano «un balzello assolutamente iniquo». «Sia perché l’Agenzia Entrate di Rimini è l’unica in Italia a pretenderlo – attacca Giorgio Mussoni, presidente dei bagnini di Oasi Confartigianato – sia perché non ha senso chiederci di pagare l’Imu, la tassa sugli immobili, anche sugli ombrelloni».

L’Agenzia calcola circa 10 metri quadrati a ombrellone, conteggiando 35 euro di Imu. I bagnini, con l’accatastamento delle spiagge, hanno invece conteggiato - secondo le linee guida nazionali - le cabine e gli altri manufatti fissi. Più o meno 150-200 metri quadri per gli stabilimenti più grandi, quelli di Rimini Sud. Per un totale intorno ai 300 euro a stabilimento. Secondo l’Agenzia delle Entrate la somma per operatore mediamente sarebbe intorno ai 2.500 euro a stagione. Poiché sono in ballo sei annualità, si va a 15mila euro medi per bagnino. Cifra che moltiplicata per i circa 500 bagnini della provincia di Rimini, a sua volta moltiplicata per sei anni, supera i cinque milioni di euro.

«Non è questione di somme – aggiunge Mussoni –. Ci avessero detto che dobbiamo pagare di più per cabine e manufati in quanto situati in zona pregiata, sarebbe stata una motivazione possibile. Ma inserire nel catasto immobili gli ombrelloni è una pretesa senza fondamento, che riteniamo dettata da astio nei nostri confronti, contro la quale siamo pronti a ricorrere in ogni grado di giudizio, fino a Cassazione e Consiglio di Stato. Non ci fermiamo. La nostra volontà di resistere è un atto dovuto. Inoltre, c’è una evidente disparità di trattamento non solo con il resto d’Italia, ma anche con i nostri colleghi del Pesarese, del Forlivese, del Ravennate». Entro Natale Oasi prevede che i ricorsi degli operatori di spiaggia salirannmo a quota cento. Cifra destinata a salire inesorabilmente: «Tutti i nostri soci delle varie località balneari della provincia – aggiunge Mussoni – hanno votato la linea di contrastare in sede giudiziaria con i ricorsi i conteggi fatti dall’Agenzia delle Entrate-Agenzia del Territorio». I concessionari hanno già versato le cifre a loro avviso dovute per gli anni 2011 e 2017. Cifre poi contestate dall’Agenzia. Che in sostanza contesta i criteri di accatastamento. Quindi cifre di fatto congelate.

Restano da versare le annualità che vanno dal 2012 (compreso al 2016). Il ragionamento che ha seguito l’ente dello Stato, sezione di Rimini, è che sono in realtà gli ombrelloni a rappresentare la vera area commerciale delle spiagge, quella che produce reddito per i concessionari. Di qui la scelta di accatastarli e richiedere il pagamento dell’Imu. Un salasso che globalmente peserebbe per oltre cinque milioni di euro. Da aggiungere alle imposte ordinarie, al canone, alla tassa comunale sui rifiuti, alle spese di gestione, a partire dal servizio di salvamento. «E’ il principio applicato che secondo noi non ha fondamento – conclude Mussoni –. Chi ha mai visto accastare un ombrellone messo in un giardino o un tavolo? Il catasto per definizione accatasta beni immobili. Faccio anche notare che d’inverno gli ombrelloni vengono rimossi». «Siamo pronti a pagare per manufatti e cabine – aggiunge Mauro Vanni – ma non per l’ombra. Continueranno a piovere ricorsi, resisteremo fino alla fine».