LORENZO MUCCIOLI
Cronaca

"Poche classi a tempo pieno. Servono più risorse dallo Stato"

La questione del tempo pieno nelle scuole riminesi di nuovo al centro del dibattito. A prendere posizione è la vicesindaca...

La questione del tempo pieno nelle scuole riminesi di nuovo al centro del dibattito. A prendere posizione è la vicesindaca...

La questione del tempo pieno nelle scuole riminesi di nuovo al centro del dibattito. A prendere posizione è la vicesindaca...

La questione del tempo pieno nelle scuole riminesi di nuovo al centro del dibattito. A prendere posizione è la vicesindaca con delega ai servizi educativi, Chiara Bellini. "La società è cambiata. I tempi dell’infanzia e del lavoro non somigliano più a quelli precedenti la pandemia o a quelli dell’organizzazione nazionale, che è ancora orientata su modelli di decenni fa. Oggi i genitori chiedono, con forza, i servizi di prolungamento dell’orario scolastico che includano almeno la mensa, spazi educativi che restino aperti anche al pomeriggio. Chiedono una scuola che accompagni la vita, non che la interrompa a metà giornata". La riflessione della vice sindaca parte dai numeri. "La copertura di tempo pieno a Rimini è all’incirca intorno al 25%, mentre la media delle province romagnole si assesta orientativamente intorno al 40%. E in quelle emiliane supera mediamente il 60%, con picchi in quelle più assistite vicine al 90%. Se le classi riminesi a tempo pieno sono di poco superiori a 60, poco meno di 20 sono quelle con 2 o 4 rientri. Sempre intorno a 60 quelle con un solo rientro".

Cosa fare per migliorare questa situazione? "Come amministrazione – prosegue Bellini – stiamo facendo tutto il possibile, investendo con risorse del nostro bilancio. Due nuove mense scolastiche in via di realizzazione intercettando fondi pnrr, progetti innovativi come il ‘Tempo pieno creativo’, l’apertura degli spazi scolastici alle attività partecipative". Tuttavia, "è evidente che gli sforzi locali, pur necessari, da soli non possono bastare e soprattutto non possono risolvere un’esigenza ormai strutturale con interventi a macchia di leopardo". Pertanto "senza l’intervento strutturale dello Stato – osserva la vicesindaca – il divario non potrà colmarsi. Perché quello che le famiglie chiedono non è un privilegio: è un diritto, una questione di pari opportunità e giustizia sociale".