Bentornato Carani, un abbraccio da sold out

Dieci anni dopo si riaprono le porte del teatro e i numeri dimostrano quanto sia mancato alla città: 7mila ingressi in undici spettacoli

Bentornato Carani,  un abbraccio da sold out

Bentornato Carani, un abbraccio da sold out

‘Sold out’. Nonostante avesse cultura eminentemente classica, probabilmente avremmo sentito anche Roberto Costi, storico direttore del teatro Carani che fu, scomparso nel 2012, commentare con quell’anglismo entrato ormai nel linguaggio comune la ripartenza del ‘suo’ teatro. (Re)inaugurato a inizio marzo, restituito alla città dalla Fondazione che ne ha finanziato – e curato – l’acquisto e la ristrutturazione e nei confronti del quale la città ha dato una risposta entusiasmante. Sono passate tre settimane dal sabato che ha visto Sassuolo ritrovare quello che è, oltre ad un imprescindibile epicentro culturale, un simbolo del suo essere comunità e in queste tre settimane, a ben vedere, è stata proprio la comunità ad essere protagonista. Sgomitando per esserci, ogni volta che si è potuta, in platea, e gremire ogni ordine di posti in occasione degli appuntamenti che si sono susseguiti, saldando quel legame, strettissimo, tra la città e il ‘Carani’ che nemmeno 10 anni di chiusura hanno allentato. Più di 7000 spettatori assistere a 11 spettacoli nei primi dieci giorni di apertura, più di 400 tra artisti, musicisti, attori, associazioni in scena: tutti, a loro modo, alla ‘ricerca del tempo perduto’. Un tempo lunghissimo, oltre il quale Sassuolo è andato riprendendosi, in modo anche fisico, ciò che il crollo di un controsoffitto gli aveva tolto nell’ottobre del 2014. Tutto esaurito per i big in scena (il concerto inaugurale di Nek, ma anche la prima della stagione teatrale con Bisio) come per i tanti appuntamenti che hanno dato spessore alla ‘ripartenza’ e che ha visto proprio in questi giorni il palco teatro, fuor di metafora, della prima edizione del ‘Sassuolo Jazz Festival’. Altro evento di livello, premiato anche questo, ca va sans dire, dai numeri. "Siamo molto felici – il commento di Fabrizio Abbati, direttore del Teatro – dell’entusiasmo con il quale Sassuolo ha accolto la riapertura del teatro. Il Carani ha riaperto con un grande abbraccio collettivo ed è quanto di meglio potessimo sperare per un luogo che vuole tornare ad essere il cuore vivo e pulsante della cultura sassolese". E che, già oggi, è un ipoteca sul futuro culturale di una città che, alla luce di questi primi riscontri, davvero non vedeva l’ora di riaffacciarsi oltre quel sipario che è rimato abbassato per troppo tempo. Ma appena si è risollevato ha riallacciato se stesso alle tantissime storie che, facile prevedere, il Carani racconterà ancora al suo pubblico.