Bentornato presidente: "Un tempio di dialogo. La scuola riesce dove la politica fallisce"

Post alluvione, il commento del vicedirettore de Il Resto del Carlino: "Troppi personalismi dopo una partenza nel segno della collaborazione. Il capo dello Stato riporterà al centro della discussione la realtà".

Bentornato presidente: "Un tempio di dialogo. La scuola riesce dove la politica fallisce"

Bentornato presidente: "Un tempio di dialogo. La scuola riesce dove la politica fallisce"

di Valerio

Baroncini

C’è qualcosa di famigliare, un lessico comune, riconoscibile, rassicurante ma mai banale nei giorni e nelle narrazioni che accompagnano le visite del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E il lessico famigliare di cui sopra, a maggior ragione, si disvela in questa visita che mette al centro la scuola, i nostri ragazzi, il futuro. Sono passati i giorni difficili dell’alluvione, non sono passati quelli ancora più complessi della ricostruzione e della ripartenza. E non è casuale che il nostro presidente abbia scelto proprio Forlì e la Romagna per dare il la a un nuovo e importante anno scolastico.

Scuola è, innanzitutto, la costruzione di una generazione perché accolga altre generazioni. Scuola è, innanzitutto, inclusione dove ancora la società latita. Scuola è, innanzitutto, equità, intesa proprio come aequitas. Dunque non solo la ricerca di un’uguaglianza, ma l’esigenza di modulazione, adeguamento del diritto a sentimenti di giustizia, a quelli che molti latinisti hanno descritto come le istanze dell’ambiente sociale, il contemperamento degli opposti interessi in gioco. Nessuno deve rimanere indietro, la scuola si deve aprire con equità. Il messaggio è questo e, per questo, ancora una volta benvenuto al nostro presidente.

Questi mesi sono stati inaspriti dalle polemiche politiche e ci è dispiaciuto vedere come sia a livello centrale, sia a livello locale, si sia badato più all’io che al noi. Dopo una partenza nel segno della collaborazione, ognuno è rimasto arroccato nelle proprie posizioni e, anzi, s’è chiuso in incomprensibili torri d’avorio ideologiche. I fondi ci sono, no non ci sono, li abbiamo erogati, no non sono stati erogati, ci sono solo le somme per la somma urgenza, no è tutto stanziato ma voi Comuni sbagliate: con il teatrino potremmo proseguire per ore, non servirebbe a molto. Lo hanno capito soprattutto i cittadini, soprattutto i privati, soprattutto gli imprenditori, di sicuro chi è solo e che dunque attende davvero la rinascita.

La scuola può riuscire lì dove la politica ha fallito: creare un tempio di dialogo e confronto, dove le idee, pur diverse, non vengono usate come clave, ma come strumenti di arricchimento. Grazie, presidente, per questa visita. Riporterà al centro della discussione la realtà. C’è un film, di qualche anno fa, che vinse la palma d’oro a Cannes e si chiama ‘Entre les murs - La classe’. Il titolo, entro le mura, ci avverte già della presenza di un ostacolo tanto invisibile quanto reale che divide la classe, la scuola, dal mondo esterno, lì una periferia degradata di Parigi. Il muro era anche quello tra un giovane professore e i suoi alunni. Ma il muro, di lezione in lezione, a un certo punto crolla, quantomeno si sbecca, fa partire il confronto attraverso la lingua. La speranza è che anche nella nostra terra martoriata dall’alluvione, nelle nostre scuole, dentro le mura, gli ostacoli possano essere davvero abbattuti. Lo stesso vale per gli ostacoli fisici lasciati dal disastro climatico: frane, strade interrotte, Appennini e paesi isolati sono un vero schiaffo all’equità e pure all’educazione dei ragazzi. Bisogna abbattere anche questi muri, per tornare a camminare davvero.