MARCO BILANCIONI
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Un presidente ormai di casa in Romagna. Quei segni di vicinanza a Forlì e Cesena

Dal 2018 a oggi è venuto due volte in entrambe le città. Per le pagine più dolorose (Ruffilli e alluvione) ma anche per celebrare il Macfrut

Un presidente ormai di casa in Romagna. Quei segni di vicinanza a Forlì e Cesena

Un presidente ormai di casa in Romagna. Quei segni di vicinanza a Forlì e Cesena

Sergio Mattarella parla più del previsto, quando non te lo aspetti. E meno del previsto, sempre se questo contraddice le previsioni della vigilia. Basterebbero due aneddoti per cogliere la forza di un Capo dello Stato dallo sguardo mite, capace di andare dritto al punto. Un presidente che ormai ha un rapporto incancellabile con la Romagna: dal 2 maggio a oggi sono tre i viaggi, sei i comuni toccati, tre nella nostra provincia, Forlì e Cesena due volte a testa, e ci sarebbe da aggiungere che a Ravenna era già stato un’altra volta nel 2022.

Era il 2018: il protocollo del Quirinale era stato ‘asciugato’ fino all’essenziale. Visita lampo, visto che incombevano le consultazioni per la formazione del nuovo governo: deposizione di una corona di fiori in corso Diaz, passeggiata di qualche centinaio di metri, ingresso in teatro, ascolto delle testimonianze e ritorno a Roma. La presenza di Giorgio Napolitano, sette anni prima, era stata un’interpretazione intrisa di silenzio: qualche battuta in municipio, poi l’allora Capo dello Stato era rimasto in muto raccoglimento davanti alla statua di Saffi, dunque attento ascoltatore durante la commemorazione del Risorgimento al teatro ‘Diego Fabbri’. Mattarella no: non era previsto, ma prese la parola, regalando un lieto fuori programma e un affresco indimenticabile dell’amico Roberto Ruffilli, senatore democristiano ucciso dalle Brigate Rosse.

Secondo momento, quello più recente: 30 maggio 2023. Sono passate appena due settimane dall’alluvione. Il primo caldo quasi estivo, dopo la devastante ondata di maltempo a inizio mese, stava facendo seccare il fango agli angoli delle strade, nei quartieri colpiti. Mattarella è arrivato in piazza Saffi: come di consueto, il suo staff ha destinato un ruolo fondamentale ai bambini, vicinissimi alla sua postazione. Il leggio di plexiglas al quale si appoggia di fronte a palazzo Talenti Framonti sembra un manifesto programmatico: come dire, ‘sarò chiaro, trasparente’. E così, il Capo dello Stato va subito dritto al punto. Due i concetti chiave: "Non siete soli, ce la farete". "La ricostruzione dovrà essere rapida". Sull’alluvione sono stati rovesciati fiumi d’inchiostro; i politici di ogni colore hanno detto la loro, esprimendo tutto e il suo contrario. Al presidente basta un discorso essenziale per anticipare così di qualche mese temi di discussione che sono oggi di profonda attualità.

L’attenzione alla Romagna naturalmente era stata esplicitata già il 2 maggio, quando era atterrato all’aeroporto Ridolfi per poi dirigersi a Cesena, a celebrare i 40 anni del Macfrut: dunque la nostra agricoltura, in generale l’economia della nostra terra. Le qualità e la storia della Romagna, ma anche lo slancio imprenditoriale verso sfide future. Senza contare la Malatestiana visitata con grande attenzione e stupore. Non aveva dimenticato Cesena nemmeno il 30 maggio: terza tappa di quella giornata, subito dopo quella di Forlì, vissuta con un senso di familiarità che solo una doppia visita in meno di un mese – probabilmente un record – può creare. E allora non è un caso che gli scout gli abbiano regalato una bottiglia di sangiovese con scritto ‘tin bota’, l’invito dialettale a resistere coniato dopo l’alluvione. Mattarella lo sa, non è passato di moda.