MARIA SILVIA CABRI
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Primo singolo a 16 anni poi Sanremo e il Carani: "Sono nato musicista, ho inseguito il mio sogno"

La passione del cantautore ha radici profonde: "A 5 anni al posto dei giochi chiedevo dischi. Devo tutto al mio primo produttore"

Primo singolo a 16 anni poi Sanremo e il Carani: "Sono nato musicista, ho inseguito il mio sogno"

Primo singolo a 16 anni poi Sanremo e il Carani: "Sono nato musicista, ho inseguito il mio sogno"

La musica era scritta nel suo destino e le note, da grande passione, sono diventate anche il suo lavoro. Marco Baroni, cantautore nato a Sassuolo nel 1983, ha pubblicato il suo primo singolo a soli 16 anni e da allora non ha mai smesso. Una vita, la sua, ricca di melodie, di ricordi, di parole, scritte e cantate, di figure di riferimento, dal padre al suo primo produttore, ai grandi artisti e agli amici cantanti.

Un cantautore raffinato e intimista, ora al suo terzo album ‘Luoghi comuni’, che non ha mai avuto paura di affrontare le sue fragilità attraverso le canzoni, così come di celebrare le gioie. Dal palco di Sanremo a quello del Teatro Carani di Sassuolo da poco riaperto, la storia di un uomo che vive di musica ed emozioni tra gli spartiti.

Marco, come si è avvicinato al mondo musicale?

"La mia passione ha radici ‘lontane’: mi è stata trasmessa fin da piccolo da mio padre Eliseo, che ascoltava sempre i grandi cantautori italiani come Pierangelo Bertoli, Ivano Fossati, Fabrizio De Andre’, Giorgio Gaber, Ivan Graziani, Claudio Lolli, Francesco Guccini, Francesco De Gregori. Avevo 4/5 anni: al posto dei giocattoli chiedevo le audio cassette e i dischi. Inseparabile era il mio walkman: andavo a scuola a piedi con le cuffie nelle orecchie per ascoltare la musica e la preoccupazione più grande era di avere le pile sempre cariche! Ho il ricordo di me bambino che non arrivavo neanche al bancone del negozio di dischi ‘Peecker Sound’ di Sassuolo, della famiglia Boni, ed ero così felice".

Un inizio molto precoce…

"A 5/6 anni ho iniziato a studiare con la maestra Norma Veronesi, a 11 anni ho scritto i miei primi pezzi, erano piccole filastrocche, li conservo ancora. Mi affascinava molto l’idea di divertirsi suonando e cantando. Una sensazione ereditata da papà: suonava la tromba e la chitarra e ricordo i pic nic sull’erba, con lui che suonava con gli amici. Poi ci sono stati gli studi al Conservatorio di Reggio Emilia, purtroppo non conclusi. Non ho invece mai preso lezioni di canto, credo che l’intonazione sia stata come una naturale conseguenza della mia grande passione per le note. Crescendo ho avuto amori folli per i dischi di Samuele Bersani, Lucio Dalla, Ivano Fossati, Luca Carboni, Daniele Silvestri e Gianluca Grignani. Gli artisti internazionali sono arrivati dopo".

L’autore Alberto Bertoni: che ruolo ha avuto nella sua vita? "Gli devo tutto quello che ho fatto. E’ stato il mio primo produttore artistico. Avevo 13 anni quando l’ho conosciuto: durante un live paesano, in piazza Garibaldi, assieme ad altri cantanti e artisti sassolesi, io ero l’unico che, oltre a una cover, cantava un pezzo proprio. Lui si è avvicinato a mio padre, complimentandosi per me e da lì ho cominciato a frequentare il suo studio. Abbiamo passato anni insieme, mi ha insegnato a scrivere, a dare un senso alle parole. Inoltre mi ha introdotto nella discografia che contava allora, centinaia di viaggi a Milano e Roma fino a Sanremo".

A soli 16 anni pubblica il suo primo disco…

"Era il 1999, con la M.B.O. di Mario Ragni, esce il singolo ‘Un’abitudine’. Gli anni successivi sono stati difficili, bui; ho iniziato a lavorare nel negozio di dischi in cui andavo da piccolo, è diventata la mia seconda casa e i proprietari la mia seconda famiglia. E intanto, ho scritto tante canzoni…".

Com’è arrivato al Festival di Sanremo?

"Era il 2007, Pippo Baudo mi scelse per la categoria Giovani con ‘L’immagine che ho di te’ con cui sono arrivato in finale. Al tempo facevo due lavori per inseguire il mio sogno: commesso al negozio e anche l’operatore ecologico. Dopo la mia partecipazione al Festival le cose sono cambiate, sempre il giro a promuovere le canzoni, senza mai abbandonare il live, faccio il musicista a tempo pieno, mi nutro di musica, scrivo per me e anche per altri, sono nate collaborazioni, amicizie. In quegli anni ho anche vissuto il mio primo grande lutto: la morte di mio padre. A lui dedico molte canzoni".

Che differenza c’è tra scrivere per se stessi e per gli altri? "Ho scritto canzoni con Nek, Alberto Bertoli, Alessio Bernabei (ex Dear Jack), Cixi (X Factor 2012), Matteo Camellini (The Voice 2019) e tanti altri. Alcuni dischi che contengono canzoni che portano la mia firma hanno raggiunto le certificazioni platino e oro, oltre a riconoscimenti e premi nazionali. Quando scrivo per me, emerge il mio punto di vista intimistico sulle emozioni; quando scrivo per altri, mi metto al servizio della parola, cercando di capire cosa vuole esprimere l’artista, facendogli da ‘spalla’, supporto. Non ci sono pezzi che avrei voluto tenere per me, porto avanti contemporaneamente le due strade di autore e cantautore".

Che legame ha con Sassuolo? "Mi ha dato i Natali, tutto è iniziato qui. Ora vivo a Castellarano, ossia molto vicino, e spesso torno a Sassuolo. Di recente ho cantato con l’amico Nek sul palco del teatro Carani riaperto, è stato un onore per me, gli sarò sempre grato per avermelo chiesto. E dopo solo due giorni sono tornato su quel palcoscenico con un altro grande amico, Alberto Bertoli".

Pierangelo Bertoli è tra i suoi miti…

"La sua musica mi ha segnato fin da bambino, il primo concerto della mia vita fu il suo: era il 1991, avevo 8 anni e Pierangelo ha suonato al Carani. In quel momento ho capito che la musica sarebbe stata la mia vita".

E…il ‘Picchio Rosso’?

"A settembre 2017 il Cav. Mario Boni (mancato ad ottobre 2023, ndr), fondatore della famosa discoteca di Formigine, mi ha premiato con il ‘Picchio Rosso d’oro’, per la canzone che ho scritto e dedicato al suo locale, come lui mi aveva chiesto. Un grande orgoglio, anche perché ho frequentato casa Boni da quando ero bambino, ho lavorato fianco a fianco con suo figlio Rossano (uno dei miei migliori amici) e sua figlia Nicoletta per anni come commesso nel loro negozio di dischi. E’ uno dei momenti che ricordo con maggiore gioia".