
Kenny Gabriel in azione in SuperCoppa
Obiettivo serie A. Nessun proclama ufficiale, ma una squadra che conferma l’ossatura della passata stagione, ci aggiunge una panchina decisamente più lunga e sostituisce uno dei due stranieri con un giocatore di categoria superiore, anche senza proclami però non può che puntare a essere una delle protagoniste della prossima stagione.
La Fortitudo targata Flats Service sulla carta è una delle 6-7 squadre che possono puntare alla promozione in serie A in un campionato di serie A2 lungo, difficile e al tempo stesso bello da vivere.
Sulla carta non c’è più l’ammazza campionato come pareva essere l’anno corso Trapani, che per altro ha sofferto e non poco nella finale proprio con la Fortitudo, ma ci sono tante squadre di ottimo livello per un campionato che ha alzato il proprio livello.
La Fortitudo può essere annoverata tra le grandi, ma la maggiore competitività del campionato non la mette forse in cima alla starting-list.
Fatto sta che forte di una società che al suo secondo anno sotto la gestione di Stefano Tedeschi si è consolidata e con alle spalle un popolo come quello biancoblù che segue sempre con grande passione le sorti della propria squadra, tanto da aver sottoscritto qualcosa come 4.500 abbonamenti, la Fortitudo sembra avere tutte le carte in regola per provare la scalata e tornare al top.
Le avversarie al via del campionato sono forti vero, ma Matteo Fantinelli e compagni non sembrano essere da meno anche se inizialmente la squadra, complici i problemi fisici di Panni e l’infortunio ancora da smaltire di Aradori, non potrà essere al completo.
In una squadra che presenta tanti giocatori confermati, il volto nuovo più importante è quello del coach con la rottura estiva con Attilio Caja e l’arrivo sotto le Due Torri di Devis Cagnardi.
Il quarantottenne bresciano, nella passata stagione ha guidato Cantù fino alla finale promozione persa con Trieste, dopo aver iniziato la carriera di allenatore con le giovanili della Reggiana, aver passato tutte le categorie per arrivare alla prima squadra, e poi intraprendere le vie di Treviglio, Bergamo e Agrigento prima di approdare prima da vice e poi da capoallenatore a Cantù nella passata stagione.
Finalista la Fortitudo, finalista Cagnardi le due parti si sono ritrovate quest’anno insieme con la speranza che l’epilogo sia diverso.
Ma non c’è rosa senza spina e così se un appunto può essere mossa alla Fortitudo è quella di avere una squadra non più giovanissima, con gran parte dei giocatori che superano la trentina.
Esperienza contro tenuta fisica? Al campo la sentenza.