Crisi nel Mar Rosso, importazioni a rischio in Veneto. Unioncamere: “Perdite per 15,2 miliardi”

L’81% delle merci in arrivo dall’Est passano per il Canale di Suez. Tajani: “Preoccupati per i nostri porti, siamo passati da 400 a 250 navi al giorno”

Venezia, 17 gennaio 2024 – La crisi nel Mar Rosso preoccupa l’Italia e il Veneto. Mentre il ministro Tajani mette in guardia sul “problema economico della riduzione del traffico marittimo attraverso Suez”, il Veneto fa i conti dell’impatto della crisi mediorientale sulle aziende: a rischio 15,2 miliardi di euro di approvvigionamenti in arrivo dall’Asia e di esportazioni.

È un conto salato quello che potrebbe presto arrivare alle aziende venete. Le proiezioni della Camera di commercio di Treviso e Belluno sono allarmanti. L'impatto maggiore sarà sul flusso delle importazioni: l’81% delle merci dirette in Veneto viaggiano attraverso il Canale di Suez. Una via sempre più a rischio, visto che gli attacchi dei ribelli Houthi alle navi stanno spingendo gli armatori ad abbandonare quella rotta. L’ultima società ad aderire al blocco è stata la giapponese Nippon Yusen.

Tajani: “Porti italiani a rischio”

La crisi nel Mar Rosso “preoccupa” anche il Governo italiano, il cambio delle rotte potrebbe penalizzare l’arrivo delle navi nei porti. Sul tavolo, c’è un problema economico e di competitività internazionale. E poi c’è la “riduzione del traffico marittimo attraverso Suez: ci preoccupa perché siamo passati da 400 navi al giorno a 250”, spiega il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

“Sono aumentati e non di poco i costi assicurativi – ha aggiunto – e si allungano i tempi di percorrenza, perché fare il periplo dell'Africa significa perdere 15 giorni. Ne va della competitività dei nostri porti: Gioia Tauro, Brindisi, Trieste, Genova. Ne abbiamo parlato in Consiglio dei ministri, con il ministro della Difesa Crosetto abbiamo illustrato le nostre preoccupazioni”.

Le stime del Veneto

Secondo l’ufficio studi della Camera di Commercio, il Veneto potrebbe perdere 15,2 miliardi di euro di approvvigionamenti ed esportazioni. Nel 2022, il Veneto ha importato merci per 11,8 miliardi di euro da Asia Orientale, Cina e India: l'81% delle quali si stima transitino per la via più breve, ovvero quella attraverso il Canale di Suez.

"Il cambio di rotta rispetto a Suez rischia di provocare ritardi o blocchi negli approvvigionamenti e un conseguente aumento dei costi. Il possibile impatto sull'interscambio commerciale della nostra regione è evidente", avverte la Cciaa.

Quanto costerà la crisi al Veneto

Ci sono 9,5 miliardi di euro di approvvigionamenti esposti alle attuali criticità logistiche: la difficoltà dell’arrivo di macchinari industriali e pezzi di ricambio, oltre alle forniture per le calzature e altre apparecchiature elettriche.

Meno esposto è il fronte delle esportazioni dal Veneto verso quest'area l’Oriente: 5,7 miliardi di euro di merci macchinari, concia e pelli, occhialeria dirette verso Asia Orientale e India, poco sotto il 7% dell'export regionale.

La soluzione? “Produrre nel Mediterraneo”

“L'incertezza degli scenari internazionali – commenta il presidente di Unioncamere del Veneto Mario Pozza – sono destinati a durare, anche alla luce delle ultime tensioni sorte tra Stati Uniti e Cina dopo l'esito delle elezioni a Taiwan. Quindi bisogna pensare di riportare la produzione all'interno del Mediterraneo e di riavvicinare impianti e produzione, creando una nuova filiera per non farsi travolgere".

Negli ultimi tre anni, dopo il Covid e la crisi economica, molte aziende venete sono state costrette a ripensare ai mercati di riferimento. E ora serve un altro cambio di passo. “Il nearshoring può essere una soluzione e il sistema camerale c'è per accompagnare il ‘Made in Italy’ e sostenere le nostre imprese”, dice ancora Pozza.

“Gli imprenditori possono sfruttare anche la rete delle 86 Camere di Commercio italiane all'estero – aggiunge Pozza – che sono un altro elemento a supporto per individuare nuovi mercati, opportunità di insediamento e aree produttive”.

Assocamere Estero ha firmato una convenzione con la Conferenza delle Regioni italiane e delle province autonome “per sostenere l'internazionalizzazione e l'attrazione degli investimenti esteri per sostenere lo sviluppo economico dei territori".