FEDERICA GIERI SAMOGGIA
Cronaca

Bologna, sciopero a sorpresa. Pappe in ritardo per 11.000 bimbi

Protesta improvvisa in due centri pasti (Erbosa e Casteldebole). Il pranzo slitta anche di 90 minuti

I lavoratori Gemeaz Elior in sciopero (fotoSchicchi)

I lavoratori Gemeaz Elior in sciopero (fotoSchicchi)

Bologna, 4 aprile 2017 - Sciopero a sorpresa nei centri pasti di Erbosa e Casteldebole di Ribò in quota Gemeaz Elior. Funzionante, invece, quello del Fossolo in quota Camst. A causa della protesta, 11.000 bambini di materne ed elementari hanno ricevuto la pappa finanche 90 minuti dopo l’orario previsto sulla normale tabella di marcia. Salvi solo quelli che mangiano con le diete speciali. Forti ritardi con buona pace dei famigerati 15 minuti previsti dal Comune: «Poco dopo le 11, il gestore (Ribò, ndr) ha comunicato che lo sciopero era rientrato, precisando che i ritardi sulle consegne di oggi sono stimati in circa 15 minuti».

Mattinata convulsa dove il tam tam delle mamme, via whatsapp-mail-chat, aveva cominciato a diffondere la notizia della protesta, mentre il provveditorato si faceva inviare dal Comune l'elenco delle scuole che hanno subito il pesante disservizio (62 quelle sfamate da Casteldebole; 37 da Erbosa). Né Comune, né Ribò, né tanto meno il Provveditorato erano stati informati della sciopero improvvisato di questa mattina (guarda le foto) quando i lavoratori hanno incrociato le braccia dalle 9,30 alle 10,30. E anche qui sull’orario un piccolo giallo: i cuochi si sono rimessi ai fornelli intorno a quell’ora, ma sul portale Ribò segnalava come termine le 11,30. Da notare che da settimane si verificano problemi e ritardi nella consegna delle pappe.

Per il personale di questi due centri pasto Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e UilTucs hanno proclamato da mesi lo stato di agitazione a causa – tra le altre motivazioni - della carenza di personale. Al centro Erbosa, per esempio, oggi sono al lavoro solo 8 lavoratori su 18 e devono produrre 4.500 pasti più le diete speciali. E’evidente che le lamentele denunciano sovraccarico di lavoro, tempi stretti. “Ci avevano promesso 5 sostituzioni che rimangono sempre sulla carta, e ci sono 3 lavoratrici in maternità e un collega a casa a causa di una malattia lunga che non sono mai stati sostituiti”.

Casteldebole si è fermato in solidarietà ai colleghi. “Perché là le sostituzioni arrivano e qui no?”, si chiedono i dipendenti del centro Erbosa. Inoltre, i lavoratori passati da Comune (al tempo di Seribo) a Ribò, la spa che ha vinto l’appalto ed è formata per il 75% da Gemeaz Elior e il restante 25% da Camst. Un passaggio a «seguti di una gara al ribasso» che “ci ha fatto perdere – denunciano – 2.000 euro all'anno. Andiamo agli incontri, ma riceviamo solo promesse - concludono -. Lavorare in queste condizioni è faticoso e i macchinari sono obsoleti”.

Ribò poco dopo le 10, quindi a sciopero già in corso, ha informato il Comune di quanto stava accadendo. A riferirlo è il Comune in una nota. «A causa di uno sciopero improvviso del centro pasti Erbosa e Casteldebole – è la mail che gira tra i genitori del comprensivo 15 - , i nostri bimbi pranzeranno con circa 90 minuti di ritardo. So che alcuni plessi, grazie alla tempestiva organizzazione dei maestri, sono riusciti a tamponare il disagio con crackers, frutta, succhi». E comunque «chiediamo al Comune che venga applicata la multa riportata in contratto, pari a 200 euro per ritardi superiori ai 15' e sottolineando la gravità di questi episodi che, come da contratto, vanno annunciati con almeno 5 giorni di anticipo. Nessuno vuole vietare la libertà del lavoratore, evidentemente messo in grosse difficoltà da Ribo, ma devono comunque garantire un servizio pubblico».

E sullo sciopero ‘selvaggio’ interviene il segretario generale della Uil Emilia Romagna e Bologna, Giuliano Zignani. «Comprendiamo bene i motivi che hanno spinto i lavoratori a incrociare le braccia oggi all’improvviso. Lavorare sotto organico, con buste paghe irregolari è inaccettabile. I lavoratori che operano in quei due centri di produzioni sono esasperati e giustamente arrabbiati. E hanno ragione. Ma non è mettendo in atto una simile protesta che si risolvono le questioni. Anzi il rischio è di alienarsi la solidarietà che le famiglie hanno sempre avuto nei loro confronti. 

Una cosa, però, va detta: nella commissione della scorsa settimana il Comune ha annunciato che alzerà l'asticella delle sanzioni. Bene, ma è ora che lo faccia davvero. Non può un’istituzione, come è il Comune, tollerare che la ditta vincitrice di un suo appalto, peraltro riguardante un tema di estrema delicatezza come la refezione dei bambini, mantenga simili comportamenti ai limiti della liceità».

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