Il peso della giustizia

Valerio Baroncini

Valerio Baroncini

Bologna, 21 settembre 2014 - Giulio Caria, condannato per uno dei delitti più efferati commessi negli ultimi anni a Bologna (aver ucciso con un attizzatoio la compagna e averla tenuta in un freezer per giorni), sconterà trent’anni di carcere. E dal momento in cui la sentenza è uscita dal tribunale di via Farini rimbalzando sul web, abbiamo ricevuto diverse reazioni e critiche da parte dei lettori: «Perché non finisce all’ergastolo?». «Buttate via la chiave», «Non gli viene contestata l’aggravante della crudeltà, ma come?». E compagnia andante.

Ora, è davvero difficile distaccarsi dall’aspetto emotivo nell’analizzare una sentenza di cui non conosciamo le motivazioni, ma è sicuramente facile fare un ragionamento. Intanto ci trovavamo in sede di rito abbreviato, un meccanismo che il nostro ordinamento garantisce chiunque e che dà diritto a un terzo di sconto sul massimo della pena. Nel caso specifico, così si arriva ai trent’anni e non all’ergastolo. Ora, il tribunale aveva la possibilità di comminare comunque l’ergastolo, seguendo un quadro di stalking (confermato) e contestando a Caria l’aggravante della crudeltà. Quest’ultima, però, non è stata presa in considerazione e il ragionamento dei giudici potrebbe essere stato il seguente: Caria ha ucciso Silvia in un impeto di rabbia, ma non ha infierito sul corpo. Anche il freezer è stato considerato ‘accessorio’ rispetto al delitto: niente premeditazione.

Al di là dunque di un ragionamento tecnico che comunque va fatto, non si può non considerare la condanna a Caria come una condanna esemplare. Il peso delle emozioni spesso non va di pari passo con quello della giustizia. Ma anch’essa va rispettata. Ha ragione il sindaco Merola a dire che in aula ieri c’era tutta la città; nel giusto è anche il procuratore Giovannini quando segnala che «la sentenza spazza via, almeno in primo grado, tutte le insopportabili bugie dette dall’imputato». Caria ha tutto il diritto di difendersi, ma non dimentichiamoci di Silvia. Guardate la sua foto in prima pagina, accoccolata nel lettone. Claudia, la sua grande amica, ci ha chiesto di inserirla sul giornale con una didascalia: ‘Il sonno dei giusti’.

 

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