Bologna, Merola non ascoltò la Provincia. Addio doppio binario sull'ex Veneta

Uno dei nuovi palazzi è troppo a ridosso del sedime ferroviario. Venturi avvertì l'allora assessore

Il sindaco Virginio Merola

Il sindaco Virginio Merola

Bologna, 4 giugno 2017 - Una cosa è certa. La prima parte della linea Bologna-Portomaggiore, quella che passa dietro all’ex Veneta di via Zanolini, resterà a binario unico. Non ci sono alternative, perché uno dei nuovi palazzi costruiti pochi anni fa sopra la tratta, oggi interrata, invade il sedime dell’eventuale secondo binario e così non permette il raddoppio: un intervento aupiscato, annunciato e progettato (con studi e relativi costi) per anni e poi abbandonato gioco forza.

Secondo il M5s, però, questo incredibile intoppo si sarebbe potuto tranquillamente evitare se Virginio Merola, all’epoca assessore all’Urbanistica della giunta Cofferati, non avesse ignorato le segnalazioni della Provincia che in più di un’occasione aveva chiesto di non dare il via libera al progetto di quell’edificio. Un vero pasticcio.

La Bologna-Portomaggiore è uno dei perni del Servizio Ferroviario Metropolitano, usato da più di 5mila persone al giorno. Il raddoppio avrebbe garantito più frequenza e quindi un servizio migliore. Nulla da fare, colpa delle cantine costruite quando del potenziamento della linea si parlava già da tempo. Anche l’assessore regionale ai Trasporti, Raffaele Donini, in una recente commissione a Palazzo d’Accursio, non ha nascosto il proprio stupore: "E’ abbastanza curioso che ci siano edifici costruiti vicino a una ferrovia, sarebbe bene capire perché è lì". Idem il consigliere regionale Pd, Giuseppe Paruolo che in una recente interrogazione si è chiesto: "Come è potuto accadere?".

Semplice. E’ bastato ignorare quanto l’allora vicepresidente della Provincia, Giacomo Venturi, e i suoi tecnici nel 2005 avevano segnalato più volte al collega Merola in Comune: tra le "importanti esigenze" che interessano il futuro della ferrovia – scriveva Venturi – "c’è la conferma della tutela del sedime ferroviario per un futuro raddoppio della linea". Lo si sapeva già dieci anni prima: nel 1996 l’architetto Fiorella Gualdi aveva messo nero su bianco che il progetto di quell’edificio "così come presentato non consente in futuro alcuna possibilità di raddoppio della linea".

Merola, però, ignorò queste segnalazioni. "Caro assessore – risponde a Venturi nel dicembre 2005 –, voglio rassicurarti: l’edificio più vicino al tracciato ferroviario è stato, infatti, progettato in modo che né il suo piano interrato, né le strutture di fondazione possano creare alcun intralcio all’eventuale utilizzazione in sotterraneo della superficie sottostante" e dunque "se si intende procedere all’allargamento per un raddoppio del tracciato (…), la parte interrata non interferirà con le soluzioni che si possono ad oggi pensare ragionevolmente realizzabili". Previsioni, però che si sono rivelate assolutamente sbagliate.

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