Carife, tagliati 350 dipendenti. Accordo per gli incentivi all’esodo

‘Scivolo’ pensionistico di 7 anni, ai più giovani bonus di 41 mensilità

I sindacati riuniti nella sala di Carife durante la ‘maratona’ per l'accordo sugli esuberi

I sindacati riuniti nella sala di Carife durante la ‘maratona’ per l'accordo sugli esuberi

Ferrara, 2 gennaio 2016 - CARIFE taglierà 350 dipendenti. Pardon, ‘risorse’. E’ questo il termine ricorrente nell’ipotesi di accordo – undici pagine fitte fitte – sottoscritto con i sindacati nel pomeriggio di San Silvestro. E che nei prossimi giorni sarà sottoposto al vaglio dell’assemblea dei lavoratori. Pardon, delle ‘risorse’.

Il numero, che l’azienda aveva inizialmente fissato in 400 unità, è stato leggermente ridotto; e potrebbe scendere ancora, ma non comunque sotto i 300 addetti. Il dato rilevante, per i sindacati, è rappresentato dal ritiro della minaccia dei licenziamenti collettivi, che avrebbe aperto un precedente pericoloso nel settore del credito.

L’esodo sarà dunque volontario, e cospicuamente incentivato. Per i dipendenti con maggiore anzianità, infatti, è previsto uno ‘scivolo’ che arriverà sino a sette anni. A chi invece non maturerà il diritto alla pensione entro il 31 dicembre 2022, Nuova Carife offre un discreto gruzzolo: 40 mensilità a «titolo di integrazione del Tfr e quale corrispettivo alla non opposizione al licenziamento», più un’altra mensilità «sostitutiva del preavviso».

Con questa formula, oltre ai 150 lavoratori che usufruiranno dello ‘scivolo’ (ed ai 15 che avevano già pattuito la risoluzione consensuale a partire dal 1° gennaio), dovrebbero uscire dai 170 ai 250 dipendenti. Tutti volontariamente, è la clausola fondamentale dell’accordo. Ma rapidamente, perché il verbale prevede il «termine tassativo» del 19 gennaio per manifestare la propria (spontanea) volontà di lasciare la banca, alle condizioni pattuite. Condizioni che prevedono, da parte dell’azienda, la possibilità «di accollarsi il riscatto della laurea per i dipendenti che già maturano il diritto alla pensione entro il 31/12/2022». A tutti, poi, saranno lasciate «le condizioni bancarie e creditizie in vigore per il personale in servizio, per un periodo di due anni». Chi invece ha stipulato un mutuo – ai tassi evidentemente più favorevoli per i dipendenti che non per i clienti – non sarà applicato alcun ritocco.

Nel documento non c’è scritto cosa accadrà se il numero dei volontari sarà inferiore a quanto previsto (e comunque non meno di 350 dipendenti): si cercherà «un’equivalenza sostanziale rispetto all’obiettivo numerico ‘full time equivalent’ attraverso ulteriori misure da valutarsi». Gli influssi lessicali delle quaranta ore consecutive di trattativa sono evidenti, ma in pratica significa che una quota cospicua di dipendenti resterebbe in servizio ma a ‘part time’.

Dal punto di vista economico, l’accordo costa alcune decine di milioni di euro: non meno di 40 secondo una stima superficiale, soldi che dovrebbero essere erogati dal Fondo Interbancario. Ma non c’erano alternative, per agevolare l’ingresso del nuovo proprietario (Bper): «La già precaria situazione economica e reddituale di Carife – si legge nella premessa –, si è scontrata con il più ampio negativo scenario di crisi sistemica e di settore, nonché con il difficilissimo contesto locale nel quale la banca sta affrontando notevoli difficoltà di mantenimento sia dei rapporti con la clientela, sia di conseguenza di equilibrio fra costi e ricavi».