Elezioni 4 marzo, le Marche non sono più rosse. Effetto Pamela, la Lega vola

I grillini fanno man bassa, a Macerata trionfa il partito di Salvini: pesano delitto e migranti

Pamela Mastropietro

Pamela Mastropietro

Macerata, 6 marzo 2018 - Cinque anni fa aveva raccolto percentuali da prefisso telefonico. Oggi sfiora il 21%, a un’incollatura dal partito democratico che in città governa da quando è nato. A Macerata, dopo l’omicidio di Pamela Mastropietro e la follia razzista di Luca Traini, la Lega ha sfondato. Nel 2013 era allo 0,6% alla Camera e allo 0,7% al Senato; oggi doppia Forza Italia. Non è un caso se l’unico candidato delle Marche a non uscire con le ossa rotte dal confronto con i grillini nei collegi uninominali è stato un leghista. E ci è riuscito, alla Camera, proprio nel collegio che aveva in Macerata il comune più popoloso. L’impresa è stata firmata da Tullio Patassini, ex assessore comunale a Treia, piccolo comune a pochi chilometri dal capoluogo. Con lui il centrodestra è arrivato complessivamente al 37,64%, distanziando di cinque punti Daniela Tisi del Movimento 5 Stelle. Staccatissimo Flavio Corradini, ex rettore dell’Università di Camerino, scelto personalmente da Matteo Renzi: con lui il centrosinistra si è fermato al 23,20%. 

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Lui, Patassini, sostiene che sia «riduttivo» collegare l’exploit della Lega alle vicende che nelle ultime settimane hanno sconvolto Macerata. «Sono stati i nostri candidati a fare la differenza – dice –. Siamo stati in mezzo alla gente, abbiamo ascoltato i problemi, ci siamo messi a disposizione». Certo è che il clima in città è cambiato dopo il macabro omicidio della 18enne romana, il cui corpo è stato trovato a pezzi in due valigie abbandonate sul ciglio di una strada. Per questi fatti sono in carcere tre nigeriani. Così come è in carcere Luca Traini, che per vendicare Pamela è stato protagonista di una folle caccia al nero, con sei migranti feriti a colpi di pistola. Anche nella stessa Lega c’è chi ammette che il caso Macerata ha gonfiato le vele del Carroccio. «Quanto successo – commenta Luca Rodolfo Paolini, neodeputato ed ex segretario regionale del Carroccio – ha incrementato il nostro consenso. Traini (ex militante della Lega, ndr) è un fuori di testa, un criminale, ma la situazione a Macerata era talmente esasperata che il popolo in qualche modo ha giustificato questo episodio: un fatto preoccupante, ma che denota come l’immigrazione incontrollata generi forti tensioni». 

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Francesco Acquaroli è il quinto maceratese eletto / FOTO

Nel Maceratese, la Lega è riuscita a far leva anche sul malcontento post terremoto. Non a caso uno degli eletti del Carroccio è Giuliano Pazzaglini, sindaco di Visso, uno dei comuni più colpiti dal sisma del 2016. Pazzaglini si è guadagnato uno scranno in Senato grazie al primo posto nel listino plurinominale, dopo aver perso per meno di trecento voti la sfida nel collegio uninominale (che però comprendeva anche gran parte dell’Anconetano) con il grillino Mauro Coltorti. Da mesi Pazzaglini denuncia in ogni occasione i limiti nella gestione dell’emergenza post terremoto e la lentezza snervante della ricostruzione. Sul banco degli imputati, ogni volta, finisce il Pd, che pure aveva cercato di rilanciare sullo stesso terreno con la candidatura dell’ex rettore Corradini, simbolo di un’Università, quella di Camerino, che era riuscita a rialzarsi dopo il terremoto. L’accademico è però naufragato insieme ai Dem, travolti dall’onda grillina. I Cinque Stelle viaggiano nelle Marche attorno al 35%, con più voti dell’intera coalizione di centrodestra (33%). Il centrosinistra, invece, è al 24%, con il Pd fermo al 21%. La regione rossa è solo un ricordo sbiadito.

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