Nel parco affiora un bunker della Grande Guerra

A Marina di Ravenna: "Potrebbe diventare una risorsa turistica"

Un appassionato del gruppo Bunker tour Ravenna al lavoro per recuperare il bunker

Un appassionato del gruppo Bunker tour Ravenna al lavoro per recuperare il bunker

Ravenna, 8 aprile 2016 - Un gruppo di una cinquantina di persone (già 260 su facebook) capitanato da Enrico Palazzo, Luca Cavallazzi e Bruno Zama: è questo il cuore del ‘Bunker Tour Ravenna’. Si tratta di appassionati di storia e di collezionismo bellico riunitisi anni fa come comitato per raccogliere ed organizzare il materiale documentale sui bunker tedeschi della seconda guerra mondiale del ravennate recuperandoli e valorizzandoli a scopo culturale, didattico e turistico. Ce ne sono ben 90 tra Casalborsetti e Cesenatico, e attualmente il gruppo è al lavoro a Marina di Ravenna: qui ne è stato scoperto uno che risale alla prima Guerra Mondiale.

Cercando sulla base di indicazioni di Walter Cortesi (che ha costituito negli anni ‘80 un ‘Centro ricerche belliche a 360 °’) infatti è stato esaminato il parco pubblico di Marina di Ravenna, in viale Ciro Menotti, dove è stato trovato un manufatto di cemento ormai interrato e ricoperto dalla vegetazione: è risultato essere un bunker di assistenza all’antiaerea italiana della Grande Guerra con tre basamenti per cannoni. Si tratta di un raro caso di fortificazioni di quell’epoca sopravvissute e visibili nel centro Italia: una postazione di cui si era persa memoria, ma documentata in una piantina del 1917 che il lughese appassionato Mauro Antonellini ha trovato a Roma negli archivi della Marina Militare. La postazione si chiamava ‘Pola’ ed era munita di 6 cannoni che difendevano gli idrovolanti Usa e i sommergibili italiani che sostavano nel Candiano.

Ripuliti due dei tre basamenti, il gruppo ha ritrovato le ghiere originali in ferro, posizionate per far girare a 360 ° il cannone, e le ha confrontate con altre in postazioni tuttora esistenti a Venezia. Il comitato lavora a un progetto di valorizzazione e restauro dei bunker tra Punta Marina, Marina di Ravenna e Casalborsetti, articolato in diverse fasi a partire dall’ottenimento delle necessarie autorizzazioni. A Cesenatico diversi di questi manufatti sono già visitabili, tra cui uno completamente restaurato e arredato. I bunker non sono solo nei ricordi di chi vi si avventurava passeggiando in pineta, ma anche in quelli di chi li ha costruiti: una manodopera di sedicenni reclutati dai tedeschi, con l’ausilio di ditte e artigiani. Per il gruppo, quindi, non sono solo storia e memoria preziosa, ma anche una risorsa turistica da valorizzare. Vent’anni fa, sempre per iniziativa di lughesi, era stato riportato alla luce un aereo tedesco inabissatosi nel terreno durante una delle ultime battaglie aeree del ‘44, con il corpo del pilota ancora nella carlinga, e da quell’episodio era nato il gruppo ‘Air Finders’. Oggi la passione della ricerca riemerge da questo territorio, evidentemente sensibile alle suggestioni della storia e dei suoi capitoli dolorosi. «Per non dimenticare, per far riflettere, per non ripetere, per insegnare alle nuove generazioni – ripete il gruppo dei Bunker Tour – per rivivere e per ammonire». Un fenomeno sociale che dimostra che lo shock della guerra lascia tracce e e vissuti, e non viene facilmente metabolizzato dalla coscienza collettiva.