Unioni gay, prima celebrazione in Sala del Tricolore

Oggi pomeriggio lo scrittore Piergiorgio Paterlini e Marco Sotgiu hanno pronunciato il fatidico 'sì'

Da sinistra Marco Sotgiu, il sindaco Vecchi e Piergiorgio Paterlini (foto Artioli)

Da sinistra Marco Sotgiu, il sindaco Vecchi e Piergiorgio Paterlini (foto Artioli)

Reggio Emilia, 1 agosto 2016 - Il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi ha celebrato oggi alle 17 in sala del Tricolore la prima unione civile nella storia della città. A pronunciare il fatidico “sì” la coppia formata da Piergiorgio Paterlini, 62 anni, e Marco Sotgiu, 58 anni, a cui il primo cittadino ha anche voluto rivolgere un videomessaggio, diffuso su Facebook e Youtube.

Vecchi parla di “un passo avanti sulla strada dei diritti, della civilta’ e contro le discriminazioni”, definendo l’evento “un giorno di grande felicità anche per la città” e un “passaggio importante” non solo nella della storia personale della coppia, “ma anche della storia del nostro Paese”.

Si tratta, aggiunge Vecchi, “del riconoscimento per legge di uno statuto di diritti e di doveri per tutte le unioni civili di questo Paese e dunque il conseguimento di una frontiera più avanzata della storia dei diritti civili, del superamento di tante discriminazioni e del conseguimento di un obiettivo più alto di eguaglianza e rspetto della dignità delle persone”.

La “società in cui viviamo - chiosa il sindaco - ha un grande bisogno di investire sui legami personali e sui legami sociali e dunque la famiglia, e in generale le famiglie, rappresentano certamente l’unità elementare e il punto di riferimento di una società che vuole convivere in modo civile e in pace”.

Pertanto “credo sia un fatto importante quello che l’Italia ha finalmente conseguito e la dimostrazione che l’investimento su una visione progressiva dell’uomo e sul conseguimento di piu’ alti livelli di riconoscimento della dignità delle persone siano valori per i quali continua ad essere importante impegnarsi”. Quello segnato sulle unioni civili, intanto, è già un punto segnato sulla strada di un “nuovo umanesimo familiare”, conclude Vecchi.