Tentata violenza a Viserba, la vittima: "Aggressore basso e rasato"

Ma per la struttura che ospita il profugo c’è un errore di persona

L’ex Hotel La Quiete di Viserba che ospita i profughi

L’ex Hotel La Quiete di Viserba che ospita i profughi

Rimini, 7 dicembre 2016 - Secondo gli inquirenti, la vittima dell’aggressione a Viserba non ha avuto alcuna esitazione quando ha indicato nel profugo l’uomo che le aveva messo le mani addosso nel sottopasso di Viserba. Secondo il suo racconto, questo aveva tentato di bloccarla mettendole le mani all’altezza del seno, ma lei era riuscita a divincolarsi e a scappare via. Quando la donna era corsa dai carabinieri per fare denuncia, aveva dato una descrizione piuttosto precisa dello straniero. «Era basso e rasato», aveva precisato, e quando le avevano messo sotto una serie di fotografie, ne aveva indicata subito una, senza alcun dubbio. 

Quando i carabinieri erano andati all’ex Hotel ‘La Quiete’, avevano accertato che la descrizione della donna corrispondeva al ragazzo che alla fine è stato denunciato per violenza sessuale. La vittima aveva parlato anche di una seconda persona che si trovava qualche metro più avanti, e che stava facendo da ‘palo’ all’altro. Era troppo distante però e non è stata in grado di descriverlo. Il giovane però nega assolutamente l’episodio: non è stato lui, ci deve essere stato un errore di persona, e così la pensano anche gli operatori della struttura che lo ospitano. 

«Il ragazzo non esce mai dall’albergo: è impossibile che abbia messo le mani addosso a una donna». Nicoletta Moricone, dipendente dell’ex hotel La Quiete di Viserba, difende a spada tratta il giovane profugo africano ospite (insieme ad altri 47 stranieri) della struttura di Viserba. Sul richiedente asilo pende un’accusa gravissima: aver tentato di violentare una 29enne riminese, che avrebbe riconosciuto. Il migrante è stato denunciato a piede libero, ma i gestori de La Quiete non ci stanno. «E’ ingiusto puntare il dito contro di lui. Quel ragazzo non c’entra nulla con questa storia».

Come fate ad essere così sicuri?

«Perché non sarebbe mai stato capace di compiere un gesto del genere. Non riuscirebbe a fare male nemmeno a una mosca, figuriamoci aggredire una donna. E’ un ragazzo calmo e tranquillo, che passa le sue giornate chiuso in hotel, giocando con il telefonino. Venerdì scorso alle 17 non poteva trovarsi in strada, perché a quell’ora era qui con noi nella struttura: ci sono testimoni che lo confermano».

Intanto però nei suoi confronti è scattata una denuncia.

«A noi non è stato comunicato nulla. Venerdì scorso i carabinieri sono venuti qui e hanno accompagnato tre dei nostri ospiti in caserma. Tra di loro c’era anche il giovane accusato di violenza. Hanno preso le impronte digitali, raccolto i loro dati e li hanno riaccompagnati in hotel. Abbiamo anche consegnato ai militari un plico con tutte le fotografie dei rifugiati che si trovano nella struttura».

Avete provato a parlare con il ragazzo?

«Quando gli abbiamo raccontato cosa stava succedendo, è scoppiato subito a piangere. Era sconvolto: non capiva come mai gli venisse mossa un’accusa tanto pesante. Si è detto innocente e ha chiesto di poter incontrare la ragazza per un chiarimento».

Se il ragazzo è innocente, come si è arrivati a questa denuncia? «Non lo sappiamo. Di certo nella zona non tutti sono d’accordo con la presenza dei profughi. E poi ci sono anche tanti cittadini stranieri che provano a entrare illegalmente nella struttura, e che noi ogni volta dobbiamo allontanare. Vorremo fare capire alla gente che i nostri ragazzi sono dei giovani che hanno attraversato mille difficoltà e che ora chiedono solo di avere dei documenti in regola e sognano di trovare un lavoro».