Vigili urbani assenteisti Ancona, i pm "Condannate quegli agenti"

La Procura chiede un anno e quattro mesi per il tenente Mauro Mancini e l’agente Alessandro Tesei. Chiesta l’assoluzione per il capitano Mentrasti

Il tenente Mauro Mancini all’uscita dal tribunale durante un’udienza

Il tenente Mauro Mancini all’uscita dal tribunale durante un’udienza

Ancona, 13 novembre 2019 - Vigili urbani assenteisti, il processo arriva al rush finale. Chieste le condanne per il tenente Mauro Mancini, 60 anni, arrestato cinque anni fa mentre era a casa ma un collega gli avrebbe timbrato il cartellino figurando così al lavoro, e l’agente scelto Alessandro Tesei, 52 anni, che secondo l’accusa si sarebbe prestato a smarcare per Mancini il badge oltre a ricorrere anche lui a presunte assenze dal lavoro. A formularle è stato ieri il pm Paolo Gubinelli, che aveva coordinato le indagini della sezione di pg della polizia municipale guidata allora dal maggiore Marco Ivano Caglioti (in questi giorni sospeso dal servizio per dieci giorni per dissapori sopraggiunti con il comandante Liliana Rovaldi), che ha chiesto un anno e quattro mesi per entrambi. Lo stesso pm ha chiesto invece l’assoluzione per un terzo agente, il capitano Daniele Mentrasti, 65 anni, responsabile del settore edilizia, anche su di lui era caduto il sospetto dell’assenteismo.

Tutti e tre i vigili sono a processo davanti al giudice Carlo Masini per truffa, falso ideologico e violazione delle norme della legge Brunetta. Inizialmente erano sei gli agenti della polizia municipale finiti sotto inchiesta ma in tre, quelli che avevano scelto il giudizio abbreviato, sono stati assolti. Il giudizio è rimasto appeso per i tre vigili che hanno scelto il rito ordinario. L’udienza ieri, dopo la requisitoria della pubblica accusa e le arringhe degli avvocati, è stata aggiornata al 19 novembre, quando il giudice si pronuncerà con la sentenza.

L’inchiesta dei vigili accusati di assenteismo era culminata il 25 settembre del 2014 con l’arresto di Mancini, sorpreso a farsi timbrare il cartellino a distanza da Tesei, mentre si trovava ad Osimo. Stando alla tesi dell’accusa il tenente, quel giorno, avrebbe fatto anche jogging. Per lui era scattata la misura cautelare (arrestato era finito ai domiciliari) seguita dal processo per direttissima ma poi annullato per incompetenza territoriale degli agenti di Pg della polizia municipale che avevano operato fuori dalla loro giurisdizione, ad Osimo.

Nella requisitoria il pm Gubinelli ha chiesto l’assoluzione per Mentrasti ritenendo che la realtà così come è emersa «è di difficile interpretazione» non potendo definire con certezza dove si sia trattato di assenteismo e dove sia stata invece attività lavorativa sotto copertura e quindi con uscite frequenti dal comando. Per Mentrasti dunque non ha potuto escludere che le condotte siano state fatte veramente in ambito di ufficio o meno.

Situazione diversa per il pm invece per gli altri due agenti della polizia locale, per i quali ha chiesto la condanna, che dai riscontri di telecamere e celle delle utenze telefoniche in loro uso risultavano fuori città, ad Osimo e anche Camerano, in più date. Il pm ha definito «condotte congiunte», quelle tra Tesei e Mancini (che si sarebbero timbrati i cartellini a vicenda, anche quando stavano in infortunio) e che le celle telefoniche che agganciavano le utenze dei vigili fuori comune (quando dovevano essere al lavoro) «non hanno avuto riscontri su attività di ufficio».

Di tutt’altro avviso le difese rappresentate dagli avvocati Gianni Marasca per Tesei (l’unico ancora in servizio per il Comune ma spostato all’anagrafe), Marta Balestra e Paolo Campanati per Mancini (in pensione) e Roberto Regni per Mentrasti (anche lui in pensione ormai). Per i legali non si è trattato di assenteismo e il regolamento in vigore all’epoca non prevedeva comunicazioni specifiche ad ogni uscita dal comando (oggi invece sì). Il Comune è parte civile nel processo, rappresentato dall’avvocato Guido Calvi, e chiede un risarcimento danni di 60mila euro.