PIERFRANCESCO CURZI
Cronaca

Ancona, incendio alla Baraccola: “Rischio diossina e amianto, ma non mi hanno coinvolto. Basta, lascio l’incarico”

L’allergologo Floriano Bonifazi, consulente del Comune, attacca: “Non sono state prese alcune misure fondamentali per limitare i danni dell’impatto della nube sulla salute dei cittadini. Via il mio nome dal Piano”

Ancona, 24 giugno 2024 – “Dopo il rogo dell’altra notte alla Baraccola alcune misure fondamentali per limitare i rischi sanitari dell’impatto della nube non mi risulta siano ancora state assunte. Diossine e amianto sono un pericolo”.

Floriano Bonifazi avrebbe dovuto essere il consulente del Comune di Ancona per l’ambiente, ma dopo l’incendio di giovedì sera alla Ds Smith Recycling l’ex primario di allergologia all’ospedale di Torrette, come in altre occasioni, non è stato allertato neppure con un messaggio. Ora annuncia l’addio all’incarico, di fatto non ancora siglato ufficialmente. Un anno fa, nell’illustrazione delle linee guida del mandato, il sindaco Silvetti aveva preannunciato l’incarico al professor Bonifazi per occuparsi del PIA II, l’aggiornamento del primo piano contro l’inquinamento ambientale redatto, non senza strascichi polemici, al tempo della giunta Mancinelli.

Un anno dopo quell’incarico, declinato in venti specifiche azioni, non esiste traccia operativa, anche se in sede di bilancio di previsione l’assessore al bilancio Zinni aveva inserito 65mila euro per il 2024 e altrettanti per il 2025-26 proprio sul PIA II (in attesa del finanziamento della Regione). Ora, alla luce di ulteriori incomprensioni con alcuni assessori della giunta, quella consulenza sembra giunta a conclusione.

Ma andiamo con ordine, partendo da quanto fatto, o non fatto, per limitare gli effetti dell’incendio all’azienda di via Caduti del Lavoro: “Se fossi stato coinvolto in una ipotetica cabina di regia – spiega Bonifazi – di sicuro avrei suggerito ad Arpam affinché fosse subito realizzata la modellistica della dispersione dei fumi, come in occasione del rogo all’ex Tubimar del settembre 2020. Era la prima, indispensabile cosa da fare, ma non mi pare sia accaduto. Avrei, inoltre, consigliato alle istituzioni preposte di isolare la zona, di sigillare con contenitori idonei il perimetro dell’azienda, appena possibile e limitare l’uscita di particelle potenzialmente pericolose”.

Diossine e amianto, Bonifazi non nasconde il rischio: “Se oltre alla carta, come immagino, è stata bruciata anche della plastica è chiaro che siamo di fronte anche alla presenza di diossine. Senza la modellistica di dispersione non serve fare solo dei campionamenti delle Pm10 (polveri sottili, ndr) a 48 ore dall’episodio. In presenza, accertata, di venti e correnti nei giorni successivi, le particelle hanno sicuramente viaggiato depositandosi altrove. L’amianto? Se le coperture in eternit restano solide, il rischio per la salute è pari quasi a zero, ma se succedono fatti come quello dell’altra sera il pericolo di incorrere in patologie serie aumenta”.

L’incarico di Bonifazi al Comune a questo punto appare sempre più a rischio: “Non avendo aggiornato i dati delle fonti emissive con quelli legati ai parametri del porto, come segnalato da tempo a Comune, Arpam e Direzione Ambiente della Regione, da domani chiederò che il mio nome venga tolto dal pannello montato in piazza Cavour fino a quando non saranno aggiornate le fonti emissive del riscaldamento del traffico veicolare e navale. Preso atto di non essere stato preliminarmente coinvolto nelle fasi decisionali inerenti il PIA II, da me redatto, rinuncio in modo irrevocabile al mio ruolo di coordinatore scientifico del piano”.