
Personale sanitario impegnato nella vaccinazione (Attalmi)
Firenze, 24 febbraio 2021 - La zona rossa fa paura. Anche se c’è la consapevolezza che la situazione sta peggiorando rapidamente o, in molti casi, è già peggiorata e preoccupante, i sindaci chiedono tempo, temendo ripercussioni: la percezione dell’impopolarità è più forte della rapidità d’azione. Ci sono due province a rischio zona rossa: Siena e Pistoia.
Covid Toscana, gli aggiornamenti

Giani: "I dati che forniremo ci lasciano in zona arancione"
Più l’area empolese. I sindaci dei territori probabilmente coinvolti nelle chiusure hanno chiesto tempo al governatore toscano Eugenio Giani. Due-tre giorni per monitorare l’evoluzione. E per verificare le decisioni della cabina di regia nazionale sulle sorti dell’intera regione che, in base ai dati comunicati all’Istituto superiore di sanità e al ministero della Salute, dovrebbero esitare in un indice Rt di 1,19, quindi inferiore a 1,25, la soglia che fa scattare il rosso.

Che si resti in arancione ne è pienamente convinto il presidente Giani. Tuttavia ci sono altri indicatori che marcano male: la presenza di varianti di virus a più alto tasso di contagiosità che potrebbe determinare una crescita esponenziale della curva e l’ulteriore aumento della pressione nelle strutture sanitarie.
Nei reparti Covid degli ospedali di Pistoia e Empoli è stato raggiunto il limite di capienza, i pazienti Covid vengono inviati a Careggi. Già questo dato, da solo, è il segnale evidente che sono necessarie misure di raffreddamento della curva del contagio. "Non ci sono più i grandi anziani, i ricoverati hanno tra i 50 e i 70 anni", spiega Giancarlo Landini, direttore delle Specialistiche mediche dell’Asl Toscana centro. La sensazione, fra i sanitari, è che sia già cominciata la terza ondata epidemica, "anche se la seconda non si è mai esaurita". "Ci sono più ricoveri che dimissioni e stiamo riconvertendo in Covid i reparti di medicina, sperando di poter salvare il più a lungo possibile le chirurgie", incalza il direttore sanitario dell’Asl Toscana centro, Emanuele Gori.
Poi ci sono i numeri dell’incidenza dei nuovi positivi. La provincia di Pistoia nella settimana 15-21 febbraio ha raggiunto quota 245,49 nuovi positivi ogni 100mila abitanti, la più alta in Toscana dove la media è di 146,2, due punti più alta di quella nazionale. I comuni più a rischio: Abetone (311,4), Agliana (309,7), Buggiano (263,3), Lamporecchio (356,1), Massa e Cozzile (372,5), Montale (374,5), Monsummano Terme (279,3), Montecatini (254,1), Pieve a Nievole (253,7), Pescia (231,5), Quarrata (260,1), Uzzano (298,8).
Se fosse passato il criterio proposto dal comitato tecnico scientifico del governo, a 250 casi ogni 100mila abitanti, le regioni sarebbero andate in rosso. Pistoia resta sotto, a 236,8. Ma in una provincia dove fra i comuni c’è grande mobilità, dove per i servizi, per le scuole, per lavoro ci si sposta nel capoluogo, ha senso fare microzone rosse e non l’intera area? Giani sta monitorando la situazione, ha contattato i sindaci. Venerdì, se non sarà cambiata la situazione, scatteranno le misure restrittive. Nel comune di Siena, dove sono presenti anche casi di variante brasiliana, la situazione peggiore: nella settimana che si è chiusa domenica scorsa i casi sono raddoppiati rispetto a quella precedente, passando da 112 a 220 e facendo salire il tasso di positività per 100mila abianti a 416,4: una situazione decisamente peggiore anche rispetto a quella di Pistoia. I comuni più a rischio: Sovicille (352,3), Sarteano (274,2) e Monteroni d’Arbia (617,6) dove è in corso lo screening di massa.
Nell’Empolese crescono i numeri a Capraia e Limite che portano l’incidenza a 493,3 casi per 100mila abitanti, a Castelfiorentino (257,3), Cerreto Guidi (299,1), Certaldo (502) Gambassi Terme (265).