"Il clamore rischia di deformare la realtà La vera sfida sarà progettare una vita nuova"

Il cardinale Lojudice nella casa della Caritas che ospiterà la famiglia di Mustafa. "Non troveranno la fatina di Pinocchio che risolve tutto con la magia"

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di Pino Di Blasio

"Stiamo aspettando Mustafa e la sua famiglia, abbiamo preparato tutto quello che era necessario. Ci auguriamo che sia una bella esperienza, che sia soprattutto una occasione che possiano dare a questo nucleo familiare di superare le difficoltà. Un’esperienza come altre di accoglienza che, mi auguro, possa portare al bene loro e tutte le persone che incontreranno". Trenta secondi di video girati nella casa preparata per accogliere la famiglia El Nezzel: così il cardinale Augusto Paolo Lojudice ha iniziato la giornata più lunga, dedicata all’accoglienza e alla famiglia come soggetto sociale. Il cardinale e tutta la Diocesi hanno giocato un ruolo cruciale nella vicenda del piccolo Mustafa e della sua famiglia. E hanno dato ancora più corpo all’immagine di una Siena capace di grandi imprese e di grandi storie, se solo ha voglia di compierle e di raccontarle.

Ha messo a disposizione una casa, il vitto e le spese principali per la famiglia siriana. Un’altra prova della bontà di Siena?

"Direi che è un percorso che continua - è la prima risposta del cardinale Lojudice - un accompagnamento normale a una situazione drammatica. La forza di Siena sta nella sua storia millenaria. Siena ha sempre dato questi segnali di solidarietà e accoglienza che vanno, tuttavia, messi sulla strada giusta".

Quando incontrerà la famiglia?

"Come sa, ero impegnato in un incontro con le Acli e le istituzioni, programmato da tempo. Appena arrivano li incontrerò. Speravo di essere il primo. È la Chiesa che li accoglie e in questo caso mi sento di rappresentare tutta la Chiesa"

Cosa insegna questa storia?

"Comincia una sfida per noi, per la comunità senese, per il volontariato. Da una parte non vanno deluse le grandi attese della famiglia, dall’altra bisogna che sia ancorata alla realtà. Non troveranno la fatina di Pinocchio che con un colpo di bacchetta fa la magia di trasformarti in bambino. Oltre agli interventi dei medici, alle cure e alla ricerca di protesi adatte, ci sono altri interventi delicati che bisogna programmare".

Cosa teme? Cosa può graffiare una storia così bella da raccontare?

"Il grande clamore rischia di deformare la realtà: folle di giornalisti, interviste, applausi e un piccolo bambino che si sente al centro dell’attenzione. Noi ci siamo impegnati ad aiutare la famiglia a ricadere a terra e ad affrontare la vita. Che non sarà meno faticosa di prima, ci dovremo impegnare ad aiutarli. Quello che stiamo facendo non è una coccarda da ostentare. Rientra nella nostra vocazione all’accoglienza, con altre storie e altre famiglie soccorse".

Il merito della nuova vita di Mustafa e famiglia va proprio al clamore mediatico seguito a quella foto..

"Dalla giornata di oggi va preso proprio quest’aspetto positivo. Il dramma umano di una famiglia che è diretta conseguenza della guerra, un bambino che nasce mutilato a causa della guerra, di una follia distruttiva ed efferata, che, grazie a una foto, il mondo ha potuto conoscere. Per mettere in piedi una rete di solidarietà e accoglienza che ancora è tutta da costruire".

Come pensa sarà il primo impatto della famiglia di Mustafa?

"Ho percepito delle grandi aspettative, dobbiamo trovare la misura giusta. E’ un capitolo che va gestito bene, altrimenti diventa negativo. Penso a loro e alla comunità del volontariato senese, a come mettere insieme le attese e le possibilità, sia dal punto di vista materiale che nella ricerca di una dimensione normale. L’approccio educativo sarà cruciale, accompagnato alla conoscenza di una realtà nuova per loro.

Lei spera che comincino presto una vita normale?

"Da quando abbiamo dato la disponibilità all’accoglienza ho voluto mantenere un basso profilo, ai volontari avevo solo accennato della possibilità di accogliere la famiglia di Mustafa. Senza clamore ora dobbiamo aiutarli ad avere una vita nuova, degna di essere vissuta".