Covid c’è ancora, rimbalzo di contagi. Terza dose meno efficace dopo 2 mesi

I ricercatori inglesi: la copertura dalla malattia cala dal 67% al 45%. In una settimana +13% di positivi. Virologi scettici sulla quarta iniezione. La ricetta della Gismondo: puntiamo su un vaccino aggiornato ogni anno

Il Covid rialza la testa. Quasi di soppiatto, approfittando dell’attenzione collettiva dirottata sull’Ucraina e la sua tragedia umanitaria in atto, torna a crescere il dato dei nuovi positivi. Nulla di dirompente, ma negli ultimi sette giorni si è assistito a una risalita attorno al 13%, anche se i ricoveri continuano a calare. Ieri si sono registrati 60.191 casi e 184 morti, in flessione nelle ultime 24 ore sia i pazienti nei reparti ordinari (-213), sia quelli in terapia intensiva (-18), oltre al tasso di positività (11,3% contro 11,7%), mentre le vittime salgono di 54 unità. In linea generale stiamo seguendo l’andamento della curva nel Regno Unito, dove, dal 28 febbraio le nuove infezioni quotidiane sono aumentate da 82mila a 126mila. Più preoccupante, se vogliamo, la notizia in arrivo sempre da Oltremanica, ma relativa al booster che perderebbe efficacia dalla malattia già dopo un paio di mesi.

A trainare l’incremento dei contagi nel nostro Paese sono sostanzialmente le sub varianti del ceppo prevalente Omicron, di per sé ulteriormente contagiose, ma non più pericolose del fratello maggiore. A ciò si accompagna l’abbassamento della percezione individuale del pericolo, da leggersi come un venir meno progressivo del distanziamento sociale, e la revoca (in pratica) di tutte le misure anti-Covid in nome dell’agognato ritorno alla normalità pre-pandemia. La famosa quarta dose di vaccino, attualmente disponibile per gli 800mila italiani immunodepressi, si staglia all’orizzonte come l’unica via di salvezza, specie nel prossimo autunnoinverno? I virologi restano piuttosto scettici.

Mentre il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook Dati e analisi scientifiche, lancia l’allarme sul fatto che da inizio febbraio, quando era pari a 0,7, "l’indice di contagio Rt ora si stia avvicinando alla soglia critica di 1", Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di Microbiologia clinica dell’ospedale Sacco di Milano, getta acqua sul fuoco della paura collettiva. Quella già ampiamente diffusa per via delle esplosioni a Est. "Una settimana di monitoraggio non è significativa – precisa la virologa –. Si parla comunque di un aumento dei contagi, non dei ricoveri e dei decessi, i due dati più significativi in relazione al Covid. Discutere adesso di un’ulteriore vaccinazione per tutti significa capire se, quando e come farla".

Il dilemma è sempre lo stesso: procedere con un secondo giro di booster oppure inoculare una dose di vaccino aggiornato in autunno come si fa annualmente per l’influenza. Gli ultimi dati pubblicati dal New England Journal of Medicine non giocano a favore dei richiami. Le ricerche, condotte dall’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito su un milione di persone infettate dalla variante Omicron o Delta, dimostrano che la copertura dalla malattia con il booster diminuisce già dopo un paio di settimane, passando dal 67,2% al 45,7%.

"Più che pensare a un richiamo ulteriore – chiarisce la Gismondo –, anche per la funzionalità del nostro sistema immunitario, mi orienterei su una profilassi aggiornata dei vaccini genici, Pfizer e Moderna. Sulla tempistica confesso di essere un po’ delusa, nel senso che questa era attesa in tempi celeri quando invece stiamo ancora vaccinando con un farmaco calibrato sul ceppo originario di Wuhan. Tuttavia confido e sono sicura che sarà pronto per l’autunno". Anche Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia all’Università di Padova, si mostra scettico sull’ipotesi di una quarta dose. "Possiamo anche farla agli otto milioni d’italiani fragili, dai pazienti oncologici agli anziani, per stare in pace con la coscienza – dice provocatoriamente –, ma la circolazione del virus non è di per sé un male per l’immunità di gregge. A patto che le persone più esposte siano protette, più che altro consentendo loro lo smart-working e fornendo dei buoni per i tamponi molecolari".

Che cosa possiamo attenderci nelle prossime settimane a livello pandemico? L’epidemiologo Carlo La Vecchia, ordinario di Statistica Medica ed Epidemiologia all’Università degli Studi di Milano, non si sbottona: "È presto per capire quale sarà l’andamento. Possiamo aspettarci un livellamento della discesa dei contagi, con anche un qualche incremento ulteriore. Questo, però, non dovrebbe riflettersi anche sulla curva dei decessi e dei ricoveri".