Valerio Rosa
Ascoli

Adelio Moro, l’omaggio del capitano a Gb Fabbri: "Il calcio totale lo inventò lui"

Lacrime e ricordi: bravissima persona e grande insegnante di calcio

UOMO SIMBOLO Adelio Moro con la fascia da capitano nell’Ascoli di GB Fabbri

Ascoli, 4 giugno 2015 - QUELL’ASCOLI stratosferico che vinceva sempre e che era diventato l’orgoglio di tutta la città, aveva una mente illuminata in mezzo al campo, quel talentuoso giocatore che era Adelio Moro e che chi ha visto giocare ricorderà per le sue incredibili punizioni ‘a foglia morta’ con il pallone che si abbassava improvvisamente all’angolino basso della porta rendendo impossibile ogni intervento del portiere. Un calciatore straordinario, un brasiliano bianco che l’Ascoli ebbe la fortuna di avere tra le sue fila in quella incredibile stagione con GB Fabbri.

Moro che ricordo ha di Fabbri?

«Stamattina, non appena ho appreso la notizia, ho pianto. Ho pensato spesso infatti a mister Fabbri in questi anni perché ci eravamo persi un po’ di vista e mi mancavano le nostre chiacchierate, le cene in allegria a parlare di calcio ma anche di vita quotidiana. Il mio ricordo è andato subito all’uomo Giovan Battista a quel signore bolognese che non si arrabbiava mai che era sempre sorridente, che viveva la vittoria e la sconfitta con la stessa serenità tipica di chi è convinto del suo lavoro e che non vive di esaltazioni o di momenti di depressione».

Ma era così allegro?

«Era una bravissima persona e un grande insegnante di calcio. Un maestro di calcio. Lui insegnava il gioco, non faceva l’allenatore e basta. Ci spiegava i movimenti, rimproverava i terzini perché non spingevano sulle fasce e se la prendeva con gli attaccanti troppo statici, ripeteva sempre ‘il primo attaccante deve essere il nostro portiere’, ma poi era un vero uomo spogliatoio capace di fare gruppo e motivare tutto l’ambiente. Purtroppo non aveva grandi sponsor, per cui non è mai riuscito ad approdare a una delle big del campionato, ma a lui non interessava. Gli piaceva far giocare le sue squadre come intendeva questo gioco, ed era soddisfatto così. Sono convinto che i suoi 89 anni li abbia vissuti molto bene».

Quell’Ascoli pero era anche molto forte, non crede?

«Avevamo una bella squadra, che però il tecnico riuscì a modellare a sua immagine. Non c’erano punti di riferimento e tutti attaccavano e difendevano allo stesso tempo. Un Ascoli spettacolare in tempi in cui il calcio all’italiana era fatto di difesa e contropiede. Fabbri portò la sua idea di calcio-totale e in questo è stato il precursore perché gli olandesi sono arrivati molto tempo dopo. Mi sono sempre chiesto se la stessa squadra con un allenatore diverso avrebbe fatto lo stesso campionato e la risposta è stata sempre la stessa: no. Quello era l’Ascoli di GB Fabbri e il tecnico è stato il vero valore aggiunto. Non a caso fu premiato con il prestigioso riconoscimento del ‘Seminatore d’Oro’».

Siete arrivati ad un passo dalla qualificazione in Coppa Uefa: quanto fu amaro quel finale?

«Fu un grande dispiacere per noi è per il presidente Rozzi. Sognava di portare il suo Asocli fuori dai confini nazionali e non ci riuscimmo. A quei tempi la squadra che vinceva lo scudetto disputava la coppa dei Campioni, mentre la seconda è la terza andavano in Coppa Uefa. Poi c’era un ulteriore posto per la squadra che vinceva la Coppa Italia e che andava a giocarsi la Coppa delle Coppe. Noi speravamo che la terza classificata vincesse la Coppa Italia per prenderne così il posto in Uefa, ma andò male e l’Europa rimase un sogno. Purtroppo. In ogni caso ne approfitto per fare le condoglianze alla famiglia Fabbri e mandare un saluto a tutti i tifosi ascolani con la speranza di rivedere presto la squadra bianconera nelle categorie che merita».