CESARE SUGHI
Bologna

Teatro Comunale di Bologna, la Bohème apre la stagione

L'opera di quattro atti di Puccini in scena venerdì 19 alle 20 per la regia di Graham Vick. Che strizza l'occhio a Beckett

La Bohème apre la stagione del teatro Comunale

La Bohème apre la stagione del teatro Comunale

Bologna, 17 gennaio 2018 - Si può anche ridere, o sorridere, assistendo alla Bohème? E se si piange si deve per forza farlo per compassione, o perché ci si trova via via di fronte alla perdita delle illusioni (e della vita) dei giovani protagonisti? Nel presentare il capolavoro pucciniano che debuttò il 1° febbraio 1896 a Torino con la direzione di Arturo Toscanini, il 65enne regista inglese Graham Vick (capace di geniali, rigorose provocazioni: Don Giovanni, l’intero Ring wagneriano, Così fan tutte, L’affare Makropulos ecc.) ha buttato lì anche il nome di Beckett, a indicare, nel terzo quadro, l’assurdità, la precarietà umana della scena dove Rodolfo e Mimì decidono di separarsi, ma essendo inverno preferiscono aspettare fino al tepore della primavera.

La realtà, beckettianamente, può anche arrivare al punto da non avere più niente da comunicare. Solo l’assenza di fede di Puccini in Dio e nella felicità. Nella Bohème perdono tutti. Con la regìa di Vick e sul podio Michele Mariotti al primo incontro con Puccini, La Bohème inaugura alle 20 di venerdì 19 la stagione del Teatro Comunale, appena passato alla sovrintendenza di Fulvio Macciardi.

Il quale ha subito annunciato l’avvento, rispetto alla gestione del predecessore Sani, di "un cambio di mentalità, di una visione del teatro particolarmente attenta al budget, un luogo d’arte e di spirito d’azienda, mirato a costruire legami non episodici con l’imprenditoria privata" (la Lamborghini grigia esposta in un angolo del foyer dove resterà per tutto il periodo delle recite era la prova provata della presenza attiva della casa di Sant’Agata a fianco del nostro teatro, cui ha confermato il sostegno).

"Commedia umile", così Mariotti definiva La Bohème che vedremo. "E nello stesso tempo messa in primo piano del tabù della morte, di cui non vogliamo solitamente né sapere né parlare, mentre Puccini sottolinea quanto indissolubile sia il legame tra l’una e l’altra. Non ci sarebbe la vita senza la morte". La Bohème è anche una storia di giovani, stretti fra la spensieratezza incosciente, la malattia di Mimì e l’incapacità di amare di Rodolfo. Solo nel terzo atto, osservava Vick, chi non abbia mai visto quest’opera famosissima, capirà che si va verso la morte.

Ci sono due coppie di giovani, Mimì e Rodolfo, Musetta e Marcello che, con gli altri, vivono senza pagare i debiti, e poi si ritrovano preda del bisogno di soldi per le medicine della protagonista. Drammaticamente giovane la storia, giovane il cast, chiamato a portare una speciale attenzione agli aspetti drammaturgici e alla parola che, spiegava Mariotti, "pronunciata nel modo giusto crea la melodia". Limitandoci al galà di venerdì (i cast saranno in pratica due) Mariangela Sicilia interpreterà Mimì, Hasmik Torosyan Musetta, Francesco Demuro Rodolfo e Nicola Alaimo Marcello.

Nessuna concessione ai nomi roboanti, nessuno sfarzo nell’allestimento (budget oblige), imperniato sul ritmo, su un solo breve intervallo (Vick: "Come un aereo che non vuole mai atterrare") e con i cantanti-attori che avanzano verso il pubblico sul boccascena. "A bout de souffle", fino all’ultimo respiro, avrebbe commentato Godard.

Info. Sette repliche dopo la prima, in diretta su Radio3 Rai che riprenderà lo spettacolo e lo proietterà nei cinema del circuito All’opera di Rai Com il 24 gennaio alle 20; differita su Rai 5 il giorno dopo alle 21 e 15; www.tcbo.it

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