di Federica Orlandi
Una borsa frigo del supermercato, grigia e anonima, appoggiata nel sedile del passeggero dell’auto. Con dentro però, anziché la spesa, quattro chili e mezzo di cocaina. E i due corrieri che glieli avevano portati avrebbero con ogni probabilità proceduto con una consegna al destinatario successivo, se non fossero stati fermati e arrestati dalla polizia in autostrada.
È successo qualche giorno fa. Una trentasettenne albanese era tenuta d’occhio dalla polizia a seguito di segnalazioni di un "via vai sospetto" da casa sua compatibile con un’attività di spaccio. Così, quando una sera è uscita di casa allontanandosi a bordo della propria auto, gli agenti l’hanno seguita. Dopo qualche centinaio di metri, la donna ha accostato accanto a un’altra vettura, su cui c’erano un uomo e una donna; il primo è sceso, ha caricato la borsa frigo già citata sull’auto della trentasettenne ed è ripartito. I poliziotti sono subito intervenuti fermando la donna. Nella borsa frigo hanno trovato quattro panetti di cocaina per un totale di 4,5 chili; altri tre chili e circa 1.500 euro in contanti erano invece nel suo appartamento.
Nel frattempo, altri agenti hanno pedinato i corrieri, fermandoli al casello autostradale di Valsamoggia. I due sono risultati essere a loro volta albanesi, 27 anni lui e 22 lei, marito e moglie residenti fuori regione. Subito i poliziotti si sono accorti che nell’auto era stato ricavato un vano sospetto sotto al volante: all’interno hanno trovato un panetto con un chilo di cocaina e una busta di plastica con tre mazzette di denaro, per un totale di 30mila euro in contanti. A casa della coppia, infine, sono stati rinvenuti altri tre panetti di cocaina (tre chili), 1.500 euro in contanti e strumenti per il confezionamento dello stupefacente.
I tre albanesi, incensurati e difesi dagli avvocati Fausto Bruzzese e Gino Moroni, sono stati perciò tutti quanti arrestati e portati alla Dozza: hanno spiegato di essere meri "intermediari" della consegna dello stupefacente. L’ipotesi degli inquirenti è che siano in realtà inseriti in un più ampio contesto di spaccio. Il giudice per le indagini preliminari Maria Cristina Sarli ha convalidato l’arresto e disposto la misura della custodia cautelare in carcere.
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