Bologna, niente sanzioni per la pappa in anticipo. "Avremmo creato solo più ritardi"

Il Comune analizza i dati di Ribò: "La situazione è migliorabile". Insorgono opposizioni e genitori dell'Osservatorio mense

Una mensa scolastica (foto archivio)

Una mensa scolastica (foto archivio)

Bologna, 18 maggio 2017 - «Sulle consegne del pasto in anticipo (60 minuti, ndr), avremmo potuto sanzionare il gestore (Ribò, ndr), come da contratto, ma non lo abbiamo fatto a causa del contesto già complicato delle consegne in ritardo. Abbiamo ritenuto di non stressare il gestore sugli anticipi perché, agendo su questo tema, avremmo di conseguenza accentuato i ritardi, molto sentiti da noi e dalle scuole».

Le parole inequivocabili della responsabile Area Educazione e Istruzione del Comune, Miriam Pepe fanno agitare più d’uno sulla sedia. Dai genitori dell’Osservatorio mense cittadine ai consiglieri di Forza Italia (il consigliere Francesco Sassone: «La penale è prevista dal capitolato e va fatta rispettare»» MoVimento 5 Stelle (Marco Piazza: «Rilevo una grossa discrepanza tra i dati forniti dal Comune e dai genitori») e Coalizione civica.

A Palazzo d’Accursio si affronta l’argomento molto spinoso della consegna, troppo presto o troppo tardi, delle pappe cucinate da Ribò (spa composta da Gemeaz-Elior e Camst) per i 18mila bimbi di materne ed elementari. Un vaso di pandora scoperchiato a colpi di accesso di civico dall’Osservatorio. «I dati sono in nostro possesso» ha ammesso Pepe. Peccato, accusa Dora Ramazzotti dell’Osservatorio, che «li chiediamo da due anni e li abbiamo ottenuto solo ora con un accesso civico».

Oltre ad ammettere il non pagamento delle penali per i vassoi arrivati con un’ora prima (485 volte nel 2015-2016, ma su quest’anno il Comune non informa) Pepe sposta l’asticella più in alto. «Rivedremo lo standard dei 60 minuti. Vogliamo modificarlo, aggiungendo altri vincoli tesi a migliorare la qualità del pasto». La ratio dell’adozione 60 minuti dipendeva dai tempi di stazionamento del cibo a scuola prima dello scodellamento. «Ora che è cambiato il meccanismo di distribuzione, quello standard è superato». Una modifica che «se introdotta agevola solo il gestore», rileva Ramazzotti. Nessuna penale inflitta per i pasti arrivati in anticipo e via, dal contratto, la clausola dei 60 minuti.

Nel complesso Pepe difende il meccanismo dei controlli finito nel mirino dell’Osservatorio. E spiega che in un anno viene fatto un controllo al mese per ciascun centro-pasti (Fossolo in quota Camst; Casteldebole e Erbosa a Gemeaz Elior) e un controllo l’anno in ognuna delle 150 scuole servite da Ribò. Salvo emergenze che fanno scattare verifiche extra. 

Quanto al piano dei trasporti (da notare che viene consegnato da Ribò e vidimato a inizio anno dal Comune dove si indica chi mangia e a che ora), da settembre al 12 maggio ci sono state 25459 consegne di cui 531 in ritardo (105 dai 15 minuti in su e 426 nei primi quindici minuti) e 1200 anticipi di 10 minuti. «Il nostro obiettivo è arrivare a zero ritardi e anticipi: la situazione non è perfetta, è migliorabile», sottolinea Pepe. Che aggiunge «tutti i ritardi sopra i 15 minuti sono stati sanzionati salvo il gestore ci abbia fornito giustificazione oggettiva non imputabile alla sua responsabilità». E così pare visto che le penali incassate «ammontano a 18.800 euro».

Dati «surreali», commenta l’Osservatorio. «I tempi di consegna indicati non sono corretti perché non coincidono con l’effettivo inizio del pasto», stigmatizza la mamma. Ovvero il timer scatta nel momento in cui il ‘tegamone’ viene scaricato dal camion, non nel momento in cui i bimbi mettono le gambe sotto il tavolo. Uno scarto che va ben oltre i 10 minuti conteggiati dal Comune. «Ne occorrono almeno venti», ribadisce Ramazzotti che dietro questi ritardi e anticipi vede «un gioco» da parte del Comune che «sapeva bene non solo dei ritardi, ma anche e soprattutto degli anticipi. E forse avrebbe potuto parlarne con noi». A questo punto si teme «che non tutti i documenti siano stati consegnati ai genitori che stanno meditando in modo serio di tornare al panino».

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