Bologna, 16 maggio 2024 – Quella borraccia rosa che al lavoro non portava mai e quella improvvisa voglia di farsi una tisana, che a casa però non beveva. Era il 29 ottobre scorso, l’esposto in Procura per la raffica di malori sospetti degli infermieri della centrale del 118 al Maggiore era stato da poco presentato dall’Ausl e, dopo l’avvio di un’indagine interna, i primi sospetti stavano cominciando a circolare sulla figura del coordinatore infermieristico Claudio Tacconi, 44 anni. E quel giorno fu proprio lui a cadere vittima di quegli stessi sintomi – sonnolenza, stato confusionale, difficoltà a parlare – lamentati da tanti colleghi prima. Ma le circostanze di quel malessere, e le analisi che confermarono la presenza di benzodiazepine nel filtro della tisana portata da casa, non convinsero neppure la sua compagna, e collega. L’uomo da lunedì è ai domiciliari con l’accusa di lesioni e atti persecutori, per avere ‘corretto’ caffè, bibite e cibo di dieci colleghi (tra cui elicotteristi) con l’antipsicotico Entumin e creando così un clima di terrore sul lavoro. Ignoti i motivi.
Dopo che sul Carlino era uscito il nome del farmaco sospettato di avere causato i malori, l’ex compagna dell’indagato andò a controllare le due boccette che teneva in casa. Una era integra, l’altra "insolitamente piena, come se qualcuno l’avesse riempita fino all’orlo", come dopo un rabbocco approssimativo per non fare capire che ne era stata sottratta una parte. Un goffo tentativo di depistaggio che per gli inquirenti e per il tribunale del Riesame che ha disposto la custodia cautelare per l’indagato – giudici Petragnani Gelosi e Barbensi – non sarebbe isolato.
Oltre a questo, ci sarebbero infatti le due lettere minatorie contro lo stesso Tacconi arrivate alla ex compagna e al nuovo direttore del dipartimento nominato dopo il suo trasferimento. Entrambe, sempre per l’accusa, sarebbero state redatte dall’infermiere, per confondere le acque. C’è poi la denuncia della rapina in Valsamoggia.
A novembre scorso, Tacconi denunciò di essere stato aggredito mentre faceva jogging nel bosco. La refurtiva però fu trovata ad appena 50 metri di distanza dal luogo dell’asserita aggressione, assieme a un bisturi ospedaliero, con cui – questa la tesi – l’uomo si sarebbe autoinflitto i tagli sulle braccia, troppo "superficiali e lineari" per essere frutto di fendenti sferrati in una lotta. Un altro elemento: la rapina venne denunciata l’8 novembre e datata due giorni prima. Lo stesso giorno in cui l’indagato aveva scritto in un messaggio che "se gli fosse capitato qualcosa" andava "sentita" una collega, "ipotizzando che avesse messo la mano nell’avvelenamento del 29 ottobre". L’ipotesi è che volesse suggerirla come ’mandante’ della rapina. La collega in questione, il 4 novembre gli aveva chiesto conto dell’Entumin sparito dall’ospedale. Tacconi le aveva risposto prima che gli era stato prescritto dalla sua dottoressa (che negò la circostanza) per superare un lutto, poi che lo usava per sedare il cane che abbaiava, destando le preoccupazioni della donna.