MASSIMO SELLERI
Cronaca

Due sacerdoti saranno beati. Così si opposero al massacro di Marzabotto

Prima nascosero in chiesa 300 civili, poi tentarono di fermare la furia dei nazisti. Avrebbero potuto mettersi in salvo ma rifiutarono: "O tutti o nessuno"

Due sacerdoti saranno beati. Così si opposero al massacro

Il salesiano don Elia Comini, presto sarà beato insieme al dehoniano padre Martino Capelli

Bologna, 2 ottobre 2024 – Per i superstiti, i familiari delle vittime e per le persone che hanno ascoltato le terribili storie legate all’eccidio di Marzabotto, i cinque sacerdoti che restarono in montagna per provare a difendere donne, bambini e anziani sono già santi da tanto tempo. Ora anche la Chiesa sembra essere concorde con questa devozione popolare e dopo aver dichiarato beato don Giovanni Fornasini, presto potrebbe assegnare lo stesso riconoscimento al salesiano don Elia Comini e al dehoniano padre Martino Capelli. All’interno del lungo e prudente cammino che i candidati devono affrontare per arrivare a questo traguardo ad entrambi i sacerdoti non resta che superare l’ultima tappa. Il dieci dicembre la commissione composta dai vescovi e dai cardinali che fanno parte del dicastero delle cause dei santi esaminerà la posizione di don Elia e due giorni dopo quella di Padre Martino.

Se ai due religiosi sarà riconosciuto il martirio automaticamente saranno dichiarati beati. Ieri ricorreva l’ottantesimo anniversario della loro uccisione e la chiesa di Bologna, insieme alla congregazione dei salesiani e a quella dei dehoniani, ne ha fatto memoria della chiesa di Salvaro. I due presbiteri lì nascosero circa 300 civili che le truppe delle Ss non trovarono nonostante le tre ispezioni effettuate il 29 settembre 1944. Superato questo momento, Comini e Capelli decisero di andare con le ostie consacrate e con gli oli per l’estrema unzione nella vicina Creda dove si stava consumando una delle tanti stragi che compongono l’eccidio nella speranza di fermarla.

Vennero catturati e, giudicati traditori del regime, e per tutta la giornata del 30 settembre dovettero trasportare le munizioni a Pioppe di Salvaro. Il commissario prefettizio Emilio Veggetti conosceva don Elia e sapeva che non era un partigiano per cui riuscì ad ottenere la loro liberazione. Quando a Comini, però, fu prospettata questa soluzione la risposta del sacerdote fu una ulteriore conferma della sua generosità: "O tutti o nessuno".

I tedeschi optarono per il nessuno e il primo ottobre i presbiteri furono fucilati insieme ad altri 44 prigionieri. I loro cadaveri vennero dispersi nel fiume Reno e prima di morire con un colpo di baionetta al salesiano venne fatto cadere il breviario che stava recitando, mentre padre Martino urlando chiese a Dio di perdonare chi stava uccidendo degli innocenti solo perché accecato dall’odio.