Il prof e la crociata del cibo: "Si spreca sempre meno"

Andrea Segrè: "Noi italiani siamo virtuosi anche grazie alla rete di solidarietà". Oggi a Roma la nona edizione della giornata nazionale della prevenzione

Andrea Segrè, 60 anni, è ordinario di politica agraria all’Alma Mater di Bologna

Andrea Segrè, 60 anni, è ordinario di politica agraria all’Alma Mater di Bologna

Bologna, 4 febbraio 2022 - È in programma oggi a Roma allo Spazio Europa (sede di rappresentanza permanente della Commissione europea) la Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, giunta alla nona edizione e fondata dal professor Andrea Segrè. È promossa dalla campagna Spreco Zero con il patrocinio dei ministeri della Transizione Ecologica e degli Affari esteri e della Commissione Europea.

L’evento, con interventi istituzionali e di esperti, è cominciato alle 10.30 e si può seguire in streaming live sul canale you tube della campagna Spreco Zero link: https:www.youtube.comwatch?v=kXt6U0nUSpo. Verrà anche illustrata l’attività di Last Minute Market, organismo fondato dal professor Andrea Segrè a Bologna nell’ambito della Facoltà di Agraria, una intuizione pionieristica elaborata come "economia del dono". Spreco zero è diventata invece l’unica campagna pubblica attiva in Italia dal 2010 in modo continuativo con radici a Bologna. Nella sola Emilia Romagna, Last Minute Market ha coinvolto l’anno scorso 150 donatori e altrettanti enti beneficiari che contribuiscono a recuperare ogni anno mille tonnellate di prodotti invenduti per un valore di 4 milioni di euro. L’evento odierno farà il punto sulla situazione in Italia.

Il professor Andrea Segrè è il cavaliere bianco che da oltre vent’anni combatte lo spreco alimentare. Si divide fra questa battaglia infinita e l’attività di Ordinario di Politica agraria internazionale e comparata all’Alma Mater di Bologna e di Economia circolare all’università degli studi di Trento. E quando può si arrampica sulle montagne per praticare lo sci alpinismo.

Professore in due parole, cos’è lo spreco alimentare? «È l’antitesi della buona alimentazione».

L’Italia è sprecona? «Se devo proprio compilare una classifica direi che siamo il Paese più virtuoso al mondo. Siamo fra coloro che sprecano meno a livello domestico. Le famiglie sono molto attente».

Quindi, primi della classe? «Siamo i migliori, ma possiamo fare molto di più. Ogni famiglia italiana sciupa 30 chilogrammi di cibo all’anno, quelle americane tre volte tanto».

Cosa finisce in anticipo nel bidone della spazzatura? «Per un motivo o per un altro frutta fresca, latte, pane, insalata. Tutti alimenti di alto valore nutrizionale. E poi va calcolato il costo dello smaltimento».

Quanto incide lo spreco familiare? «Nel mondo per il 50% , in Italia arriviamo circa al 70%. Da anni anche attraverso l’impegno dell’università ci siamo concentrati su questo aspetto».

Che si può fare? «Il Waste Watcher International observatory of food, di cui sono direttore scientifico, tiene monitorata la situazione e lavora sulla ricerca. Ma bisogna incentivare l’educazione alimentare a partire dalla scuola. Il cibo ben utilizzato è un valore per la famiglia e per il singolo. Se mangi male c’è spreco calorico».

Come è andata con lockdown e dintorni? «Nel periodo della pandemia è stato un aspetto tenuto poco in considerazione. Un errore».

In Europa chi sono i Paesi spreconi? «Direi che ormai tutti i Paesi sono attenti all’educazione alimentare. Con alcune variabili, c’è maggiore sensibilità nel Nord Europa».

Quante tonnellate di cibo finiscono nella spazzatura in Italia? «L’osservatorio calcola circa 5 milioni di tonnellate ogni anno, con uno spreco di 10 miliardi, 7 dei quali all’interno delle mura domestiche».

Centri commerciali, ristoranti, bar come se la cavano? «Si può ancora recuperare terreno, ma la sensibilità è buona. Molti ristoranti, per esempio, offrono di portare a casa il cibo non utilizzato in tavola. È il cosiddetto doggy bag. Recuperiamo invece tanti alimenti da girare a mense e centri di assistenza attraverso i centri commerciali. Loro sprecano solo lo 0,2% del totale».

Il Last minute market quanto ha recuperato nel 2021? «Circa 1000 tonnellate di prodotti invenduti. È un esempio diventato oggi impresa sociale nata come Spin off dell’Alma Mater di Bologna. La campagna diventata nazionale nel segno dello sviluppo sostenibile coinvolge 500 enti no profit e 700 attività commerciali, con la collaborazione di mille studenti».

Un colosso della solidarietà. «Su Last minute market in un quarto di secolo sono state elaborate cento tesi di laurea e dottorato. Oggi recupera 55mila pasti cotti, prodotti alimentari e anche farmaci per un milione di euro ogni anno».

I giovani sono sensibili al vostro messaggio? «Abbastanza, comprendono il concetto di sostenibilità. Ma sono un po’ rigidi. Se lo yogurt che hanno in frigorifero scade oggi lo scartano. Anzichè verificare che in realtà, e dopo averlo controllato, è ancora buono».

La politica vi aiuta? «Si, soprattutto nell’organizzazione della partecipazione ad eventi come quello odierno a Roma. Nell’operatività deve fare di più».

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