La Corte d’appello di Bologna che nel 2009 confermò l’ergastolo ad Andrea Rossi (definitivo poi in Cassazione l’anno dopo) per l’omicidio di Vitalina Balani stila una lunga lista di prove di colpevolezza del commercialista. Eccole.
L’APPUNTAMENTO
Rossi aveva appuntamento con la donna tra le 13.30-14 del 14 luglio 2006. Tanto che Balani congedò di fretta gli idraulici che aveva a casa. Alle 13.29 Balani telefonò a Rossi, ma sbagliò numero e non lo richiamò. Segno, per la Corte, che nel frattempo lui era arrivato. Perché dovevano vedersi? Per i giudici non fu, come disse lui, la restituzione di un cestino di crescentine, bensì la scadenza di depositi fiduciari per 1.200.000 euro, come già avvenuto un anno prima.
L’ALIBI FALSO E LE CONTRADDIZIONI
Rossi uscì dal suo studio in viale Ercolani alle 13.15, quel giorno. Disse di avere sbagliato l’orario di un appuntamento con dei tecnici in via Saffi, fissato per le 14.30: arrivato un’ora prima, andò al bar, di cui fornì lo scontrino. Riportava l’ora delle 13.32. Ma era sbagliato: la cassa non era aggiornata con l’ora legale. La consumazione risaliva dunque a un’ora dopo. Dov’era stato allora Rossi tra le 13.15 e le 14.32? L’imputato ritrattò: all’ora dell’appuntamento con Balani era andato in effetti vicino a casa della donna, per ingannare il tempo dopo essersi accorto dell’anticipo sull’appuntamento in via Saffi, ma si era dimenticato di doverla incontrare. Infine, disse di essersi anche fermato a fare un riposino in auto in piazza Bonazzi, a pochi metri da casa della Balani. Il cellulare di Rossi restò spento dalle 13.36 alle 14.20.
I FILE E L’AGENDA
La sera del 14 Rossi cancellò i file con i suoi debiti. Poteva accedervi solo lui, la password era ’Landru’, il killer francese del ’900. E una pagina d’agenda strappata con sopra riportati i suoi debiti con Balani e il marito, insieme con pezzetti d’assegni firmati da lui a garanzia, furono ritrovati dalla polizia tra le pagine di un dizionario nello studio di Rossi, sotto la voce ’delitto’.
f. o.