Mihajlovic leucemia trapianto. "Trovato il midollo adatto fra 36 milioni di donatori"

Nicoletta Sacchi, direttore del registro italiano con sede a Genova, spiega le tappe che hanno portato al trattamento

Nicoletta Sacchi, direttrice dell’Ibmdr, il Registro Italiano donatori midollo osseo

Nicoletta Sacchi, direttrice dell’Ibmdr, il Registro Italiano donatori midollo osseo

Bologna, 23 novembre 2019 - È arrivata a voi la richiesta di un donatore per Sinisa Mihajlovic? «Certo e abbiamo trovato il donatore – risponde Nicoletta Sacchi, direttore dell’Ibmdr, il Registro Italiano donatori midollo osseo con sede a Genova –. Questa è la procedura standard che viene seguita per tutti i 1.800 pazienti malati di leucemia o di altre malattie che necessitano di un trapianto, come i linfomi».

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Quindi il Policlinico di Bologna vi ha contattato? «Sì, il Sant’Orsola è uno degli oltre 50 centri trapianti collegati con noi: qui giungono tutte le richieste e noi ci mettiamo in moto».

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Come funziona il percorso? «Controlliamo il nostro database che contiene i ’profili’ di 36 milioni di donatori in tutto il mondo – precisa la biologa – tra i quali i 440mila italiani». In quanto tempo riuscite a dare una risposta? «In cinque minuti siamo in grado di capire quali sono i potenziali donatori. Poi selezioniamo i migliori, in base alla compatibilità, e li proponiamo al centro trapianti che ha in carico il paziente».

Quindi offrite un ventaglio di possibilità? «Certo, è così, inviamo una rosa di 4-5 donatori. Poi sono i medici che scelgono, a seconda delle condizioni cliniche del loro paziente. Quando hanno individuato i donatori più adeguati per il loro caso, ci chiedono di procedere con i test di compatibilità finale».

Allora siete voi che contattate il donatore? «Sì. Dopo aver parlato con il centro trapianti che ha in cura il paziente rintracciamo il donatore. È importante avere più possibilità perché potrebbe essere non disponibile».

Per quali motivi? «Intanto dobbiamo chiedere se conferma il consenso ad andare avanti nella donazione. Poi potrebbe essere in viaggio e quindi non raggiungibile, oppure non stare bene. Una volta che ci dà il via libera, occorrono 15 giorni per verificare la compatibilità effettiva ed è anche necessario sottoporlo a un check up completo».

E finalmente ecco il momento della donazione. Dove si effettua la metodica? «Nel Paese d’origine dei donatori. Nel 75% dei casi li troviamo all’estero».

Qual è il metodo impiegato? Per otto donazioni su dieci si procede con il prelievo da sangue periferico. È un procedimento simile a una donazione di plasma, si chiama aferesi, dura tre o quattro ore, il sangue che esce da un braccio entra in una centrifuga dove le cellule staminali, utili al trapianto, vengono isolate e raccolte in una sacca, mentre il resto viene reinfuso. La modalità di prelievo dal midollo osseo oggi è meno utilizzata».

Come arrivano le sacche di staminali al letto del paziente? «Con un corriere attrezzato che, se il donatore vive all’estero, partirà dall’Italia con tutte le autorizzazioni per evitare i check point negli aeroporti: infatti i raggi X uccidono le staminali. Il corriere andrà direttamente in ospedale».

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