CronacaOmicidio Bologna, veleno per rapinarlo e lui muore. Fermati marito e moglie

Omicidio Bologna, veleno per rapinarlo e lui muore. Fermati marito e moglie

L'accusa dei pm: è omicidio preterintenzionale. "Gli hanno preso il bancomat e prelevato denaro per 1.900 euro"

Il procuratore capo Giuseppe Amato e il comandante dei carabinieri Pierluigi Solazzo

Il procuratore capo Giuseppe Amato e il comandante dei carabinieri Pierluigi Solazzo

Bologna, 18 gennaio 2020 - Per sei giorni è rimasto dentro la sua auto, senza vita. Senza che nessuno si accorgesse della sua presenza. La testa sul volante, il cuore immobile, il volto cianotico. Ma quella morte, inizialmente catalogata come ‘naturale’, oggi potrebbe avere una ricostruzione ben diversa. Già, perché Vito Balboni, 54 anni, potrebbe essere stato ucciso.

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L’obiettivo sarebbe stato quello di stordirlo per derubarlo, ma quell’azione però, andando oltre l’intenzione dei presunti colpevoli, avrebbe provocato il decesso. E l’altra sera ecco la svolta: su ordine della Procura, i carabinieri hanno fermato due persone le quali hanno trascorso le ultime ore di vita con Balboni. 

Omicidio preterintenzionale, è impresso nel fermo d’indiziato di delitto emesso nei confronti di Rita Dimaio, origini napoletane, 49 anni, con sentenze passate in giudicato per rapina ed estorsione; e del marito Claudio Furlan, 52 anni di Bologna, nel suo curriculum precedenti per reati contro il patrimonio e percosse.

«Ma ci sono molte discordanze – chiosa subito l’avvocato Giancarlo Tunno – e i miei assistiti respingono ogni addebito. Tutto è ancora da approfondire. A partire dalla causa del decesso». Un’indagine certosina, portata avanti dai carabinieri del nucleo Investigativo e della Compagnia di San Lazzaro, diretti dal pubblico ministero Roberto Ceroni, iniziata il 6 novembre quando, in via Cadriano, viene trovato il corpo senza vita di Vito Balboni. Originario di Copparo, nel Ferrarese, ma da anni residente a Bentivoglio. La sera del 31 ottobre era uscito con Furlan e la moglie (questi ultimi si sono sposati il 29 dicembre scorso): i tre si conoscevano e, da quanto è emerso, già in altre occasioni erano stati fuori in compagnia. Due auto: una partita da Bologna con la coppia, l’altra da Bentivoglio con Balboni alla guida, poi l’incontro. 

Qualche ora insieme in giro per la città, ma qualcosa sembra non andare. Inizia una violentissima discussione prima tra la donna e Balboni, poi anche con Furlan. Futili motivi all’origine, qualche decisione presa dal 54enne che non sarebbe stata condivisa dalla coppia. Così Balboni, all’improvviso, chiede di essere lasciato al parcheggio di via Cadriano, nella sua auto, e saluta moglie e marito. Da quel momento il buio. 

Il cadavere che viene trovato alle 9 della mattina del 6 a Cadriano però non convince fino in fondo. E mentre viene disposta l’autopsia, i carabinieri iniziano una serie di accertamenti sulla vittima. Una cosa molto strana emerge dal suo conto in banca: la notte dell’1 novembre, in sportelli della città, qualcuno - rivelano le inadini dei carabinieri - ha effettuato dodici prelievi di denaro contante dal conto corrente della vittima, per un importo complessivo di 1.900 euro. E le immagini delle telecamere svelano chi: prima spunta Rita Dimaio, poi il marito.

Secondo la ricostruzione della coppia, sarebbe stato lo stesso Balboni, «che quella notte non si sentiva bene», a chiedere di effettuare un prelievo con il suo bancomat fornendone il codice. Una ricostruzione che non ha convinto gli inquirenti secondo i quali i due fermati avrebbero cercato di addormentare Balboni, probabilmente utilizzando qualche medicinale, per poi sottrargli la tessera. 

«Innanzitutto va verificata l’esistenza di un nesso di causalità tra eventuali farmaci e decesso. Inoltre non sappiamo se la vittima – spiega ancora l’avvocato Tunno – prendesse già di suo medicine. Vedremo gli esiti dell’autopsia. Cosa certa è che la preoccupazione dei miei assistiti è iniziata quando in auto l’uomo ha iniziato a sbraitare dicendo cose senza senso, per poi allontanarli entrambi bruscamente, chiedendo di restare da solo». Sull’ipotesi di reato, invece: «Parliamo di preterintenzionalità – dice ancora –, un qualcosa che sarebbe andato oltre quella che poteva essere l’intenzione.

E da parte dei miei assistiti non c’è mai stata nessuna intenzione di uccidere». Lunedì la convalida dei fermi: «Offriremo ogni elemento per fare chiarezza – chiude il legale – su questa triste vicenda».

 

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