’Spacewar!’: tutti alla consolle Ricostruito il primo videogioco

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Il 14 febbraio del 1962 nasceva ’Spacewar!’, videogioco sparatutto (ovvero dove si spara tanto) spaziale, realizzato principalmente da Steve Russell per il PDP-1, il supercomputer del MIT di Boston, e arricchito nel tempo da altre persone. La sua nascita segna un’epoca, poiché fu il primo a essere programmato su computer, e Nicolò Mulas, web designer e fondatore dell’associazione Insert Coin e del Museo del Videogame, 500 metri underground in via Vittoria 28 (non lontano dal Mast), per celebrarne il primo vagito, ha deciso di realizzare una fedele riproduzione perfettamente funzionante che verrà presentata oggi alle 15 e con cui si potrà naturalmente giocare.

Mulas, questo Spacewar! l’ha ricostruito lei?

"Sì, con una tecnologia moderna, ovvero la piattaforma hardware di partecipazione Arduino che consente anche un tipo di programmazione vicina all’ambiente videoludico. Ho recuperato una trasposizione del codice originale fatto con le schede traforate, poi riprodotto in linguaggio CC+ che sarebbe il linguaggio Wiring di Arduino, per poter riprodurre tutte le caratteristiche di Spacewar! In un ambiente più moderno. Se pensiamo che il PDP-1 occupava un armadio di quattro metri per due e mezzo e Arduino è più piccolo di uno smartphone… sarà una bella occasione per molti e una scoperta per tanti".

Quanto tempo le è servito per creare questa versione?

"Circa tre mesi, anche perché lo scoglio più grande è stato quello di capire come fare interagire i joystick, perché ci sono pochissime informazioni sul funzionamento di quelli dell’epoca, che tra l’altro furono realizzati con scarti trovati nella stanza del club di informatica del Mit, da due programmatori di nome Kotok e Saunders, perché i comandi originali erano sulla consolle del computer ed erano scomodissimi. Il caratteristico monitor CRT Type 30 è stato riprodotto nella sua forma originale, così come i due joystick realizzati artigianalmente anche nella prima vera versione del videogioco".

Qual è il suo auspicio per il museo?

"Spero che vengano a visitarlo anche appassionati più giovani di me che ho 43 anni e che non hanno mai conosciuto i videogame d’epoca. Qui ce ne sono un centinaio che fanno parte della mia vasta collezione acquisita nel tempo e ci possono giocare tutti due volte alla settimana: il mercoledì e venerdì sera o la domenica pomeriggio, acquistando la tessera di 10 euro, che serve anche a sostenere il museo dove trovano posto anche i flipper di Spazio Tilt, Museo del Flipper di Federico Croci".

Benedetta Cucci