Terrorismo e sicurezza, il piano del prefetto: "Più controlli al Marconi e nelle vie del turismo"

Verranno utilizzati i militari aggregati ai servizi di Strade sicure. Visconti: "Fondamentale anche l’attività di intelligence. Visite nei Cas per individuare situazioni a rischio radicalizzazione".

Il prefetto Attilio Visconti

Il prefetto Attilio Visconti

"La preoccupazione c’è, ma noi facciamo e faremo il massimo per garantire la serenità dei cittadini". Il prefetto Attilio Visconti ha appena concluso una riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza. Un tavolo i cui lavori sono stati necessariamente influenzati dall’attentato di venerdì scorso a Mosca, 139 le vittime, rivendicato dall’Isis. Una strage che, a pochi giorni dalla Pasqua, con il turismo ai suoi massimi in città, impone di rimodulare le misure per la sicurezza già in atto, adattandole alle criticità attuali.

Prefetto, partiamo dalla riunione. Cosa è stato deciso? Cosa cambia rispetto all’assetto consueto dei controlli a Bologna?

"Oltre agli obiettivi sensibili che saranno monitorati con ulteriore attenzione, in questo periodo in cui la bella stagione induce a mettersi in viaggio, ho chiesto di concentrare ulteriori sforzi sull’aeroporto: abbiamo in arrivo 54 militari dell’Esercito in più, aggregati ai servizi di Strade sicure, e valutiamo di utilizzarli anche al Marconi, così come già avviene in stazione e in Bolognina. Inoltre, ho chiesto un aggiornamento sulle zone di maggiore attrattività turistica, dove mettere in atto controlli specifici, anche con pattuglie a piedi. Penso, ad esempio, a luoghi come piazza Santo Stefano".

Al di là dei controlli su strada, è fondamentale il lavoro che fate di prevenzione ‘sotto traccia’.

"La nostra intelligence ha dimostrato, finora, una capacità profonda di individuazione dei soggetti a rischio. Questa peculiarità, una caratteristica dei nostri apparati italiani, viene messa al servizio delle forze dell’ordine in ambito di prevenzione. Ed è proprio la Prefettura il luogo deputato a questo scambio di informazioni: qui le notizie vengono comunicate, affrontate e qui si decidono le strategie da mettere in campo, di volta in volta".

E saper cogliere i segnali di radicalizzazione è il primo passo.

"Da parte nostra, la Prefettura, tra i suoi compiti, ha la gestione dei flussi migratori sul territorio di competenza: è sbagliato fare un parallelo immigrazione/terrorismo, ma allo stesso tempo la cronaca ha dimostrato come molti degli autori degli attentati in Europa abbiano alle spalle un passato da migranti. Per questo periodicamente visitiamo i Cas dislocati sul territorio e ne incontriamo i gestori; parliamo con operatori ed educatori per individuare eventuali situazioni a rischio. E condividiamo il risultato in comitato. All’origine di un percorso di radicalizzazione spesso c’è il malessere generato da una mancata integrazione, dalla marginalità sociale. Lo scopo è percepire questi segnali".

Tra gli obiettivi sensibili ci sono anche i luoghi legati alla cultura e alla comunità ebraica. In questo momento, dall’inizio della guerra a Gaza, la contestazione a Israele è scesa anche nelle piazze.

"La sinagoga, il museo e il cimitero ebraico, oltre ad altri luoghi sensibili, erano già oggetto di attenzione, che continua anche ora, ovviamente. Siamo impegnati sul fronte della pace, con una condanna, senza se e senza ma, a ogni forma di terrorismo. E il nostro obiettivo sul territorio è garantire, oltre che la sicurezza, anche la pacifica convivenza tra i tanti israeliani e palestinesi che vivono a Bologna".

Nell’ultima manifestazione pro Palestina, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, ci sono stati scontri tra manifestanti e forze dell’ordine.

"La libertà di esprimere il proprio pensiero, la libertà di contestazione, va garantita. Tuttavia, chi manifesta deve farlo rispettando le regole. Se si vuole lo scontro a tutti i costi, invece, se si trascende nell’illegalità, allora questo non va bene. E se ne pagano le conseguenze".

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