Trovato morto a Bologna, giallo in casa protetta. Aveva 35 anni

L’uomo era a letto, senza evidenti tracce di violenza. Sul posto sono intervenuti i carabinieri Il magistrato Marco Imperato ha disposto l’autopsia per far luce sulle cause della morte

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Bologna, 4 gennaio 2023 - È stato il compagno di stanza ad accorgersi che il trentacinquenne che viveva con lui non respirava più e chiedere aiuto.

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Sono ancora da chiarire i contorni della morte di un giovane che è stato trovato cadavere lunedì mattina, nel letto della struttura protetta dove viveva, in via Ferrarese. I primi ad intervenire nell’appartamento, gestito da una società che si occupa di sostegno al disagio psichico, sono stati i carabinieri, allertati dal 118. Quando i militari sono arrivati nella casa, dove il trentacinquenne con problemi psichici e un passato di tossicodipendenza viveva, hanno trovato tutto in ordine nelle varie stanze. Il corpo dell’uomo era nel letto e non presentava tracce evidenti di violenza o segni che potessero far pensare a una colluttazione o un’aggressione.

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I militari dell’Arma, dopo aver ascoltato anche l’altro inquilino, un ragazzo incensurato, hanno avvertito il magistrato di turno, Marco Imperato, che ha disposto il sequestro della salma, su cui dovrà essere eseguita l’autopsia per chiarire ogni dubbio sulle cause della morte. Da una prima ricognizione cadaverica effettuata dal medico legale, è emerso soltanto un segno su un braccio, che potrebbe far pensare al fatto che l’uomo possa essersi sentito male dopo aver assunto qualche sostanza. Una circostanza che apre così le ipotesi a un’overdose come causa della morte del ragazzo. Che non è escluso nemmeno, però, possa essere stato colto da un malore nel sonno. Saranno gli accertamenti autoptici che dovranno essere conferiti nelle prossime ore a chiarire meglio cosa sia accaduto nella stanza della struttura, un appartamento dove i ragazzi seguiti dagli operatori vivevano in maniera autonoma.

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Il trentacinquenne aveva piccoli precedenti di polizia, legati a reati di strada, tipici di chi fa uso di stupefacenti, ma aveva da tempo intrapreso un percorso con la cooperativa, teso al reinserimento nella vita sociale e lavorativa.

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