Uno Bianca, al via la digitalizzazione degli atti

L’annuncio di Regione e Procura: "Lo dovevamo ai familiari". Zecchi (Associazione) chiede un incontro al ministro: "I Savi restino in cella"

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di Nicola Bianchi

I 287 faldoni – compresi supporti magnetici audio e video – legati agli orrori della Uno Bianca saranno digitalizzati. Atti di indagine e dei processi per i delitti commessi dalla banda dei fratelli Savi tra il 1987 e il 1994 tra Bologna, la Romagna e le Marche. Rapine ma soprattutto omicidi: 24 morti e 100 feriti. L’annuncio è arrivato ieri dal governatore Stefano Bonaccini, dopo aver ricevuto dal procuratore Giuseppe Amato la convenzione per presa in carico e gestione dei materiali da parte dell’Archivio di Stato. Gli atti, scrive Bonaccini, "sono testimonianza di crimini e di anni drammatici per la nostra comunità regionale e il Paese, che tanti lutti e dolore hanno provocato. Lo dobbiamo in primo luogo alla memoria delle vittime e ai loro familiari". Tutto questo, ricorda subito, avverrà grazie all’impegno di "tutti i soggetti coinvolti nel progetto": Procura ordinaria e generale, Tribunale, Corte d’Appello, i ministeri della Giustizia e della Cultura, fino all’Archivio di Stato, alla Soprintendenza archivistica e bibliografica e agli uffici di viale Aldo Moro.

Qui Procura. "Sono contentissimo – spiega il procuratore capo Giuseppe Amato –; la modalità di digitalizzazione, molto all’avanguardia, consentirà di dare una risposta per la conservazione dei fascicoli e per i possibili accessi futuri. Se non ci fosse stato questo strumento oggi molti documenti sarebbero persi". Sette anni ci sono voluti per concludere il progetto che ha portato alla digitalizzazione di tutti i fascicoli processuali sui fatti di terrorismo, eversione e stragismo giudicati dalla Corte d’Assise di Bologna a partire dal 1971, tra cui la strage alla stazione del 2 agosto 1980 e l’attentato al treno Italicus del 1974.

Le famiglie. Un plauso alla Regione, che ha stanziato risorse umane e materiali al progetto, è arrivato da Ludovico Mitilini, fratello di Mauro uno dei carabinieri uccisi al Pilastro dai Savi. "Sarà un utilissimo strumento – dice – per ricercare quel pezzo di verità che ancora ci manca. Speriamo ora che le indagini riaperte sei mesi fa vedano finalmente la luce. Da allora non abbiamo saputo nulla".

Nuova indagine. Un fascicolo, che resta ancora a modello 45, ovvero senza ipotesi di reato e persone indagate – aperto a gennaio dopo un’informativa dell’Arma, a seguito di un’intercettazione pubblicata dal Carlino, e un esposto dello scrittore Massimiliano Mazzanti (in autunno è atteso quello di molte famiglie) – affidato alla Digos con lo scopo di individuare l’eventuale presenza di fatti penalmente rilevanti: depistaggi, falsi o coperture dei killer.

"Restino in cella. "La battaglia sulla digitalizzazione – commenta Rosanna Zecchi, presidente dell’Associazione delle vittime – la stiamo portando avanti da oltre un anno e finalmente vede la luce. Speriamo ci possa portare alla verità definitiva". Associazione che è pronta a chiedere un incontro al ministro della Giustizia, Marta Cartabia "per evitare che i killer escano dal carcere. Il loro pentimento? Non ci credo".

Fabio contro Eva. Roberto, Alberto e Fabio Savi, tutti condannati all’ergastolo. "Ma oggi Fabio – spiega l’avvocato Fortunata Copelli – è un’altra persona, dal ’94 sta espiando la sua pena. Da allora non ha mai avuto nemmeno un’ora di permesso. Ha detto tutto e ogni sua parola è stata riscontrata nei vari processi. La digitalizzazione? Per Fabio non cambierà nulla, ma se servirà per altri accertamenti ben venga". Fabio Savi che nei giorni scorsi ha presentato una denuncia alla procura di Milano, per calunnia e diffamazione, contro la ex compagna Eva Mikula. Motivo? Alcuni passaggi contenuti nel libro autobiografico scritto dalla donna, ’Vuoto a perdere’, che la stessa gli aveva inviato nel carcere di Bollate.

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