Addio L’Aquila piange Hordges

Cedro, 67 anni, è scomparso negli States. Aveva giocato in una giovane Fortitudo nel 1990/91

Addio L’Aquila piange Hordges

Addio L’Aquila piange Hordges

Addio a Cedric ’Cedro’ Hordges, che giocò in Fortitudo, nella stagione 1990/91. Cedro, 67 anni, è scomparso negli States il 22 febbraio, ma la notizia è rimbalzata all’ombra delle Due Torri con molto ritardo. Il primo a ricordarlo è stato Stefano Pillastrini, oggi tecnico di Cividale, che esordì in serie A come coach in quella stagione, avendo in squadra Cedro.

"Mi arriva una brutta notizia – scrive Pillastrini sul suo profilo facebook –: il 22 febbraio è venuto a mancare Cedric Hordges il primo americano che ho allenato. Io esordiente, lui veterano più vecchio di me, fece una buona stagione e aiutò la squadra in una difficile salvezza raggiunta con una vittoria a Cremona davanti al popolo fortitudino che ci segui in trasferta. Lo ricordo con affetto".

Già, un solo anno all’ombra delle Due Torri era stato sufficiente per conquistare l’affetto della città. Nato a Montgomery, l’8 gennaio 1957, Cedro viene scelto dai Chicago Bulls (prima dell’avvento di Jordan), ma è subito girato a Denver. Un paio di buone stagioni con la maglia dei Nuggets. Poi le esperienze in Italia: Varese, Livorno, Pavia e Gorizia (chiuderà poi a Modena). Nel 2016 non se la passa troppo bene (seri problemi di salute): la Fossa dei Leoni, che non l’ha mai dimenticato, organizza una raccolta benefica per lui.

Perché Cedro, mancino, grande e grosso con una tecnica bizzarra nei tiri liberi, era stato uno degli eroi di Cremona 1991, quando la Fortitudo, seguita in Lombardia da oltre duemila tifosi, ottiene una salvezza quasi miracolosa, evitando la retrocessione in serie B.

Cedro arriva a Bologna nell’estate del 1990: la Fortitudo ha problemi economici. La squadra viene affidata al giovane Pillastrini, si punta sul gruppo che, proprio Pilla ha portato al titolo juniores. Con tutti quei ragazzi – il gioiellino è Andrea Dallamora – ci sono tre veterani: Valdemaras Chomicius, Daniele Albertazzi e, appunto, Cedro Hordges.

Chomicius sarà tagliato poi per Myers (Pete, non Carlton), Cedro in mezzo al campo mulina le braccia, conquista rimbalzi, segna punti e difende.

Impara a raccontare barzellette (qualcuna in dialetto, ma con un accento esilarante) e, per far vedere un’integrazione totale con le Due Torri, accetta di giocare il Playground dei Giardini Margherita. Lo fa con la maglia del Mulino Bruciato: nel parco verde della città, Cedro incanta e cementa la sua fama di uomo squadra. Ma sono le partite con la maglia dell’Aprimatic – sponsor di quella stagione – a dimostrare che si tratta di un atleta dal grande cuore.

Lo piangono la Fortitudo di oggi, quella del presidente Stefano Tedeschi,, ma anche i compagni di allora. Non solo Pillastrini, che di quel gruppo era il coach, ma anche capitan Albertazzi e Dallamora, che in quell’Aquila stava cominciando a muovere i primi passi.

Se n’è andato in punta di piedi, riposa in pace, caro Cedro.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro

Continua a leggere tutte le notizie di sport su