Il capitano bianconero ospite dello show live di Gianluca Gazzoli. Beli: "L’anno scorso ho pensato di smettere. Banchi nella mia top 3»

Marco Belinelli racconta senza filtri la sua esperienza, ammettendo momenti difficili e la tentazione di abbandonare il basket. Con umiltà e sincerità, rivela incontri con grandi nomi come Michael Jordan e Kobe Bryant. Un Beli autentico e trascinatore, sia in campo che fuori.

Beli: "L’anno scorso ho pensato di smettere. Banchi nella mia top 3"

Beli: "L’anno scorso ho pensato di smettere. Banchi nella mia top 3"

Un racconto sincero, tra aneddoti, divertenti parentesi e l’ammissione di aver pensato di abbandonare il parquet, almeno come giocatore. Marco Belinelli vero, senza filtri. E a suo agio – lui che ha ammesso di essere introverso – in una serata che lo ha visto tra gli ospiti di Gianluca Gazzoli durante l’evento live di Passa dal BSMT, il 26 marzo, al The Space di Bologna.

Al suo ingresso, ovazione del pubblico. E il capitano bianconero, gli applausi se li prende eccome: a Basket City gioca in casa. A sentirlo parlare, in una chiacchierata dall’atmosfera informale, anche i compagni Achille Polonara e Bruno Mascolo. Beli, a cui alla fine della serata, a sorpresa, viene portata una torta per festeggiare i suoi 38 anni, rivela di aver attraversato un momento complicato nella stagione passata: "L’anno scorso è stato difficile. Dopo aver vinto l’Eurocup e dopo una stagione in Eurolega, abbiamo cambiato allenatore. In campionato avevo la possibilità di giocare, in Europa no. Mi è stato vietato di farlo per tanti motivi, che rispetto – spiega –. Vedevo la squadra perdere e volevo dare una mano. Ho pensato di mollare: chi me lo faceva fare a trentasette anni. Poi la situazione è cambiata e ora sono contento che vada tutto bene".

Marco è trascinatore, in campo e fuori. Con lui la Virtus corre, crea spazi, piazza parziali. E Banchi, con cui ha ammesso di trovarsi molto bene, gli ha dato un ruolo importante. Insieme al coach toscano, ha poi citato altri due allenatori che, nella sua carriera, ha riconosciuto come mentori. "Sicuramente Gregg Popovich, uno dei migliori in America e nel mondo. Con lui ho vinto l’anello. E poi Monty Williams: è stato il primo che mi ha dato fiducia e mi ha fatto sentire davvero un giocatore NBA". Spazio anche alla storia dell’incontro con Michael Jordan: "La prima volta l’ho visto a Milano e sono rimasto impietrito. Quando sono andato a giocare a Charlotte mi ha chiamato: ho passato due minuti a schiarirmi la voce – confessa sorridendo –. Ogni tanto veniva nello spogliatoio prima delle partite e non parlava nessuno. Una roba inspiegabile. E lo stesso Kobe". Un Beli narratore, in vesti inedite.

Gabriele Scorsonelli

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