Marchetti: "Con lo skeleton fino a Cortina"

Giovanni, 24 anni, specialista dei 110 ostacoli, nel 2020 ha fatto un test per la Fisi. "E adesso voglio arrivare alle Olimpiadi del 2026"

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di Alessandro Gallo

Con il caschetto, a cinque centimetri dal ghiaccio, come un missile, a una velocità che sfiora i 145 chilometri orari con pressioni che possono arrivare a 5G. E’ la nuova vita di Giovanni Marchetti, 24 anni, un passato, ma anche un presente nell’atletica leggera. Ma un presente e un futuro connesso allo skeleton.

Giovanni, cominciamo dall’atletica leggera.

"Scoperta quando avevo 7 anni – dopo aver praticato anche nuoto e karate – e portata avanti, con buoni risultati, fino al 2020. Sono stato anche per tre stagioni a Formia, al centro di preparazione olimpica, allenandomi con i migliori e ottenendo due terzi posti agli italiani indoor assoluti e under 23 nel 2020".

Record societario con la Virtus…

"E ancora qualche gara. Una mano, per i societari, la do sempre volentieri".

Poi il colpo di fulmine con lo skeleton.

"Un mio amico, nazionale di bob, mi propone di fare un test di spinta sulla pista di Cesano Torinese, quella utilizzata per le Olimpiadi di Torino. Quando arrivo lì decido di provare lo skeleton. L’esito del test è positivo: la direzione tecnica della squadra mi propone così di iniziare il percorso per Cortina 2026".

Dai 110 ostacoli allo skeleton: la velocità nel sangue.

"Sì, d’estate mi diletto anche con le mini-moto. La velocità fa parte del mio modo di essere".

Lo skeleton è lo slittino a pancia in giù con il volto davanti. Paura?

"Paura mai. Attenzione sì. L’importante è che la dimestichezza con l’attrezzo non di trasformi in incoscienza. Non lo vedo come uno sport estremo".

Però con la testa davanti…

"Vero. Ma giro la questione. Lo scivolo: quanti bambini sperimentano la discesa mettendo il volto davanti? Tutti. Basta stare attenti".

Ha già pianificato il cammino: per arrivare a Cortina servirebbero più o meno 12mila euro l’anno.

"Sono le spese vive. Legate a preparazione atletica, fisioterapia, nutrizionista, neuropotenziamento cognitivo, progetto di sviluppo tecnico e costi per i viaggi. Poi ci sarebbe il tempo impiegato".

E nella vita di tutti i giorni?

"Diciamo che vorrei trasformare questo in un lavoro. Intanto sono iscritto al secondo anno di Scienze Motorie – e sono in pari con gli esami – e d’estate do una mano in campagna. All’azienda di famiglia".

Prospettive olimpiche?

"Ci sono tutte".

Dove si allena?

"Preparazione atletica al Baumann. Poi per cercare le piste adatte bisogna trovare gli spazi. Quindi Austria, Germania, Norvegia. A gennaio ci sarà una prova di Coppa Europa in Lettonia".

Pista più vicina?

"Innsbruck, sostanzialmente. Stiamo lavorando sodo con Thomas Platzer e Wilfreid Schneider. Quest’ultimo costruisce anche lo slittino in Germania".

In giro per l’Europa, ma resta legato alla sua Bologna.

"Ci mancherebbe che non fosse così".

Il sogno magari è costruire una pista di skeleton al Corno alle Scale?

"Credo sia un obiettivo molto difficile. Sia per i costi sia per i continui cambiamenti climatici. Però un’idea per coinvolgere di più Bologna ce l’ho davvero".

Quale?

"Ripeto, una pista in casa, intesa sul nostro territorio, che resta splendido, è un’opportunità non praticabile. Come Bologna siamo molto legati allo sci alpino".

E ad Alberto Tomba.

"Beh, lui è inarrivabile. Ma l’idea è mostrare alla nostra città che sulla neve ci sono sport diversi".

Anche con uno ’slittino’, a testa in giù.

"Così vorrei arrivare a Cortina 2026. Ma la strada è ancora lunga".

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