REDAZIONE CESENA

Agricoltori, assicurarsi non basta

In caso di danni da maltempo c’è soltanto un indennizzo parziale, il settore chiede una riforma del sistema

Agricoltori, assicurarsi non basta

Quando i rischi aumentano, assicurarsi diventa più costoso. E, dopo l’alluvione di maggio, gli agricoltori romagnoli faticano a stipulare polizze assicurative. "Dal 2017 ad oggi – spiegano Carlo Carli e Alberto Mazzoni presidente e vicepresidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini – il clima è cambiato: gelate tardive, grandinate sempre più devastanti, siccità prolungate, bombe d’acqua e alluvioni sono solo alcuni dei fenomeni, sempre più estremi, che hanno coinvolto il nostro territorio". Fenomeni che hanno un impatto fortissimo sulle produzioni agricole, che hanno subito danni ingenti. "Qui entra in gioco la cosiddetta gestione del rischio in agricoltura – continuano Carli e Mazzoni – cioè la possibilità di tutelare le proprie produzioni con sistemi di difesa attiva (reti antigrandine, ventoloni antigelo e altri) e sistemi di difesa passiva, in primis le assicurazioni. Lo scenario appena descritto, ha portato ad un aumento del numero si sinistri indennizzati e le compagnie assicurative si sono trovate con gli indennizzi liquidati superiori ai premi riscossi: in parole povere le compagnie sono andate in rosso per assicurare le produzioni agricole e, con un sistema di contribuzione pubblica che non si è adeguato al mutato scenario, le stesse compagnie hanno iniziato a tagliare le garanzie, a non mettere in copertura determinati rischi, a procrastinare l’avvio della campagna assicurativa in modo da lasciarsi alle spalle i periodi più rischiosi e ad aumentare i premi richiesti agli agricoltori".

Ma per gli agricoltori, in caso di danni da maltempo, ciò che ricevono dalle assicurazioni è solo un indennizzo parziale del danno. "Il perito assicurativo – dice Carlo Carli – stima il danno e lo riconosce rispetto ai parametri fissati: poniamo che abbia danni sul 35% delle mie albicocche, avrò una liquidazione in percentuale dei valori assicurati, una volta detratte le franchigie, ma la mia produzione non avrà lo stesso valore e dovrò farmi carico di costi aggiuntivi. Mi spiego meglio: se senza il danno avrei venduto le albicocche a due euro al chilo, dopo una grandinata gran parte del prodotto andrà per l’industria e nel migliore dei casi sarà di seconda categoria. Avrò più difficoltà a collocare il prodotto, mentre i frutti danneggiati andranno comunque raccolti per non gravare sulla pianta. E le assicurazioni non coprono tutto questo". Difficile dimenticare la grandine e le bombe d’acqua di fine maggio. La frutta non danneggiata dai chicchi di ghiaccio, dopo 50 mm di pioggia in poco tempo, ha avuto una incredibile accelerazione nella maturazione: rispetto alle persone impiegate in raccolta sarebbero state necessarie il triplo delle squadre per raccogliere tutto in tempo. "Ovviamente questo è impensabile da organizzare in due giorni – spiega Alberto Mazzoni vicepresidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini – e così tanta frutta non danneggiata è andata comunque persa. Il prossimo anno sarà ancora peggio, perché con questi eventi avversi, i premi delle assicurazioni aumenteranno ancora. Per questo sosteniamo la necessità di una riforma del sistema. Un tempo la grandinata distruttiva capitava una volta ogni dieci anni, ora nelle nostre zone abbiamo un rischio costante che impatta su produzioni come quelle frutticole". Serve poi ripristinare la ripartizione del rischio per le compagnie assicurative, che non possono coprire solo la frutta, ma devono poter assicurare anche seminativi e vigne, sicuramente meno onerosi, così da mitigare gli impatti delle campagne assicurative. Infine c’è la questione dei tempi di erogazione dei contributi, anche questi determinano un maggior costo dell’operazione perché i consorzi devono accedere al credito e questo pesa sulle aziende agricole. "Aspettiamo ancora la fine delle erogazioni dei contributi 2022 – spiegano presidente e vicepresidente di Confagricoltura – mentre nei giorni scorsi sono arrivati quelli del 2023 e ci sembra un miracolo".

Annamaria Senni