Golinucci, verso l’archiviazione. Tre sospetti, nessuna prova. Il peso degli errori del passato

Le indagini sulla scomparsa della ragazza hanno puntato l’attenzione di nuovo su Boke, su un presunto molestatore seriale e un infermiere. Ma non sono emersi dati decisivi, anche a causa del tempo trascorso.

Golinucci, verso l’archiviazione. Tre sospetti, nessuna prova. Il peso degli errori del passato

Golinucci, verso l’archiviazione. Tre sospetti, nessuna prova. Il peso degli errori del passato

Le speranze di mamma Marisa si infrangono ancora. Arriva per la decima volta la richiesta di archiviazione da parte della procura nel caso di Cristina Golinucci, la ragazza di 21 anni che il primo settembre del 1992 scomparve a Cesena nei pressi del convento dei frati Cappuccini. Ora gli avvocati della famiglia stanno leggendo le carte per valutare se proporre nuovamente opposizione alla richiesta del pubblico ministero. Sarà il giudice ad avere l’ultima parola e a decidere se andare avanti in questa vicenda o mettere la parola fine nel procedimento. Le indagini, a carico di ignoti, non sono state in grado di stabilire cosa sia successo a Cristina quel primo settembre di 32 anni fa, quando lasciò la sua fiat 500 di colore blu nel parcheggio del convento dei Cappuccini, per recarsi ad un appuntamento con il suo padre confessore, appuntamento a cui non si è mai presentata. Le investigazioni sono state riaperte l’ultima volta a maggio del 2022 su impulso dell’avvocatessa Barbara Iannuccelli che ha riportato all’attenzione degli inquirenti alcuni passaggi che in passato non erano stati considerati. Il pubblico ministero dopo la proroga di tre mesi delle indagini disposta dal giudice lo scorso dicembre ha chiesto al giudice per le indagini preliminari di archiviare nuovamente il caso. Non si sono trovate prove a carico dei tre principali sospettati della scomparsa di Cristina.

Primo fra tutti Emanuel Boke che ha fatto perdere le sue tracce in Francia dopo essere stato in carcere per violenza sessuale. Boke confessò a padre Lino l’omicidio di Cristina, per poi ritrattare. Fuggito in Francia dopo aver scontato quasi 5 anni di carcere per delle violenze sessuali, non è mai stato rintracciato dalle autorità che lo cercano dal 2017. La ricerca è a carico di una persona con nome diverso, che ha le stesse impronte digitali di Manuel Boke e anche la stessa età anagrafica di Boke. Il sospetto è che una volta arrivato in Francia abbia cambiato nome e identità. I difensori dei familiari di Cristina Golinucci si sono mossi autonomamente per provare a rintracciare Boke, ma inutilmente. L’altro sospettato principale della vicenda è un cesenate di 60 anni che in passato potrebbe essersi reso colpevole di numerose molestie sessuali mai denunciate dalle vittime e risalenti al periodo in cui scomparve Cristina e in cui fu trovata morta Chiara Bolognesi, il cui corpo fu ritrovato nel fiume Savio due mesi dopo la scomparsa di Cristina. Il 60enne frequentava gli ambienti religiosi e del volontariato frequentati anche da Chiara e Cristina. Ultimo sospettato è un infermiere che frequentava il convento dei frati Cappuccini all’epoca della scomparsa di Cristina. La richiesta di archiviazione, datata a inizio maggio, è stata presentata solo pochi giorni fa. Ora i familiari di Cristina hanno 20 giorni di tempo per esaminare gli atti e decidere se fare o meno opposizione all’archiviazione.

Annamaria Senni