E se l’antico e universale gioco degli scacchi da paradigma della guerra e della competitività (ti mangio, ti catturo, ti vinco) diventasse un’esplorazione dell’amicizia? Diventerebbe "Scacco Amico", promette Leda Sacchetti, naturopata, progettista di installazioni artistiche interattive, che su questo obiettivo ha elaborato un curioso progetto e ne ha fatto un libro. Il volumetto, che squaderna un filo inedito tra "naturopatia, scacchi rivisitati e creatività", verrà presentato dalla stessa autrice in due distinte occasioni presso il ristorante Dolceriso: questo sabato alle 18, e sabato 26 ottobre alla stessa ora. Da dove si parte per inoltrarsi in un percorso che, va da sé, appare vietato a chi non conosce il più universale dei giochi mentali? Racconta Leda Sacchetti che a scacchi ci gioca sin da bambina, presa per mano da un padre scacchista, e che negli anni ha spesso raccolto la sfida (anche on line) sulla scacchiera a 64 quadrati mobilitando pienamente le sue facoltà di pensiero e di tattica.
"Mi sono chiesta ad un certo punto - dice Leda Sacchetti - cosa sarebbe potuto accadere se avessimo spostato l’obiettivo del gioco dalla cattura alla collaborazione. Lo scacco matto si trasformerebbe in scacco amico e il gioco potrebbe allenare al rispetto reciproco e alla comprensione delle proprie dinamiche di potere". In un primo momento l’idea è diventata un’installazione artistica concettuale su pieghevole, successivamente Leda Sacchetti lo ha addirittura brevettato. Ma nel frattempo è diventata anche naturopata e ha preso corpo l’idea di "riscrivere" la funzione di ciascun pezzo associandolo ad un organo del corpo umano: il re è il cuore, la regina è il cervello, gli alfieri sono i polmoni, i cavalli sono occhi e orecchie, e così via. Ciò che emerge è anche la storia orientale degli scacchi e la sua rivisitazione in chiave tantrica, intrigante e dotta. Ma il cuore del libro resta l’obiettivo dello "Scacco Amico".
"I pezzi - spiega Leda Sacchetti - sono gli stessi ma l’obiettivo è dare scacco amico anziché scacco matto. I pedoni quando s’incontrano nello stesso riquadro escono entrambi dalla scacchiera nello stesso momento, e non perché si sono mangiati, ma perché si aprono metaforicamente all’incontro. Gli altri pezzi, invece, si muovono dove trovano spazio, senza catturarsi e senza uscire dalla scacchiera. Che non è più un territorio da conquistare eliminando il giocatore avversario mangiandone i pezzi, ma un territorio da condividere". L’obiettivo? "Ginnastica psicologica ed educazione al rispetto".