PAOLO MORELLI
Cronaca

Orogel, parla Bruno Piraccini "Dopo l’alluvione tanti problemi, ma noi continuiamo a investire"

"La provincia non è bipolare, ma sbilanciata su Forlì anche se il Cesenate ha più abitanti ed è più dinamico"

Bruno Piraccini in una sala riunioni degli uffici Orogel

Bruno Piraccini in una sala riunioni degli uffici Orogel

Bruno Piraccini, lei non è solo presidente del gruppo cooperativo Orogel, prima azienda italiana di vegetali surgelati, ma ne rappresenta l’anima: da giovane ragioniere fu tra i protagonisti della sua nascita più di cinquant’anni fa e continua a reggere il timone. Come è andata nel 2024?

"Beh, forse sarebbe meglio aspettare che l’anno finisse prima di rispondere a questa domanda, la cronaca ci dimostra che in pochi giorni possono accadere tante cose...".

Facciamo finta che sia già il 31 dicembre, anzi il 1º gennaio 2025.

"Va bene, ma la risposta alla sua domanda non è semplice: tre mesi fa le avrei detto che l’anno era positivo, poi ci sono state le piogge di ottobre che hanno gravemente danneggiato le verdure a foglia, e contemporaneamente c’è stata un’impennata delle vendite dei nostri prodotti nell’ordine del 10-20%".

Come avete fatto a fronteggiare questa doppia emergenza?

"Come sempre, ci siamo rimboccati le maniche e siamo andati avanti facendo sacrifici, lavorando di più anche il sabato e la notte soprattutto nel reparto di confezionamento, per questo ringraziamo tutto il personale che ha dimostrato attaccamento all’azienda. Nonostante questo, abbiamo dovuto scaglionare le consegne di alcuni prodotti, non era mai successo".

Eppure continuate a fare molta pubblicità a livello nazionale, non è controproducente?

"La pubblicità non si programma da un giorno all’altro, non avremmo potuto fermarci. E poi pensiamo di continuare a crescere, tra pochi mesi a Pievesestina sarà pronto il nuovo reparto di confezionamento e questo problema sarà risolto, ma non basta".

Cosa c’è di altro?

"Dobbiamo ricostituire le nostre riserve di prodotti surgelati, speriamo non succedano cataclismi”.

Intanto continuate a investire non solo a Cesena, ma anche nelle sedi di Policoro, in Basilicata, e a Ficarolo, in provincia di Rovigo...

"Sì, valorizziamo gli insediamenti delle cooperative Arpor e Apora che ci consentono coltivare alcune varietà nelle zone più vocate e di surgelare prodotti di altissima qualità a poche ore dalla raccolta, mantenendo inalterate le qualità organolettiche e nutrizionali. Il programma di investimenti del gruppo nel quadriennio 2024-2027 è di duecento milioni di euro, con tanta tecnologia nei campi e negli stabilimenti".

Insomma, come è andato il 2024?

"Se si accontenta dei numeri le dico che siamo cresciuti sia in volume che in valore".

E Cesena? Voi siete molto legati al territorio in cui operate

"Cesena è la locomotiva della provincia bipolare, è molto più attiva di Forlì con imprese di livello elevatissimo non solo nell’agrindustria, ma anche nell’informatica, nel benessere, nella metalmeccanica, ma non ha avuto alcun vantaggio concreto dal riconoscimento di co-capoluogo: non c’è un ufficio, un ente pubblico che si sia trasferito a Cesena, tutto resta concentrato a Forlì. E a livello romagnolo continuano a esserci gravi carenze strutturali per i collegamenti stradali e ferroviari, il raccordo tra gli aeroporti, il porto di Ravenna. Credo che questi problemi potrebbero essere affrontati efficacemente solo con una provincia unica".

Ma a Cesena nascerà un ospedale a servizio dell’intera Romagna!”.

"Spero che accada rapidamente, mi sembra si stiano accumulando ritardi. Il nuovo Bufalini sarà fondamentale per Cesena e la Romagna, auspico che diventi un ospedale universitario".

I nuovi insediamenti sono condizionati dalla tensione abitativa: a Cesena trova casa solo chi ha molti soldi da impegnare per l’acquisto o l’affitto. il problema riguarda anche voi?

"Certo, soprattutto per gli immigrati. Lo stiamo affrontando mettendo in campo la nostra affidabilità, la fiducia che abbiamo conquistato presso banche e istituzioni".

In che modo?

"Abbiamo recuperato 16 alloggi dove vivono altrettante famiglie che pagano affitti calmierati. Ma soprattutto abbiamo costituito un fondo di garanzia per i nostri dipendenti che intendono acquistare casa, così le banche erogano il mutuo al 100% concordando una rata compatibile con le entrate della famiglia. Se per qualche motivo l’acquirente si ritira, subentriamo noi e giriamo l’abitazione a un altro dipendente. Per l’azienda il rischio è praticamente nullo. Speriamo che altri adottino questo metodo".

Come vi sentite a seguire questi principi in un mondo che non gira per il verso giusto?

"Nel mondo, come in tante piccole realtà, prevalgono il settarismo e interessi a noi spesso sconosciuti. Abbiamo imparato ad andare nel cosmo, ma non sappiamo stare sulla terra".