
Alberto Fontana, 103 presenze tra i pali bianconeri
Un ottimo inizio. Parola di un tifoso speciale, uno di quelli che l’aria sul prato dell’Orogel Stadium Dino Manuzzi l’ha respirata a pieni polmoni e gli è rimasta nel sangue. Anche ora, a 15 anni dall’addio al calcio giocato. Alberto Fontana, portiere di Cesena, cresciuto nel Cesena e con un curriculum zeppo anche di serie A, i colori bianconeri non li dimentica.
Fontana, due parole sul Cavalluccio?
"Giochiamo coi sentimenti… Come faccio a dire di no? Senza mezzi termini, l’inizio della squadra è stato stupendo. Il ds Artico ha scelto ottimi giocatori e mister Mignani si è integrato subito. Il quarto posto è meritatissimo e anzi, in base a quello che si è visto in campo, una manciata di punti in più sarebbe stata più che legittima".
Segue la squadra?
"Sono cresciuto col Cesena, andavo allo stadio a fare il tifo negli anni ‘70, ho visto la partecipazione alla Uefa e mi sono gustato tante gioie. Cesena è un mondo a parte: qui i ragazzini crescono sognando di diventare giocatori del Cavalluccio, altroché Inter o Juve. Dove altro capita? Dunque sì, il Cesena è sempre in cima ai miei pensieri".
Sabato si riprenderà col derby interno contro la Reggiana.
"I derby valgono doppio. In un derby spremi fino all’ultima goccia di quello che hai. E vai anche oltre. Conta solo vincere, per te e per i tuoi tifosi. La rivalità è accesa, ci saranno sfottò, è normale. Ma rilancio. Ricordo l’alluvione che ha sommerso una parte di città e ricordo gli ultras della Reggiana nelle nostre strade con le vanghe e i badili, a dare una mano. Il calcio è il calcio. Ma alla fine della partita, c’è altro. Credo che quelle immagini raccontino tantissimo di un mondo che va ben oltre i cori e gli striscioni".
Previsioni sul risultato?
"Non sarà una gara facile. La Reggiana sa fare male, soprattutto dalle palle inattive. Però il Cesena è davvero una squadra importante. Ha tutto per vincere, ma per riuscirci, quel ‘tutto’ deve metterlo in campo".
Cita le palle inattive, che per settimane sono state un nervo scopertissimo in difesa.
"Ho visto una statistica in base alla quale il 67% dei gol realizzati nascono direttamente o sugli sviluppi di una palla inattiva. Detto questo, sono felice che la squadra sia passata alla difesa a uomo: da portiere è una sicurezza in più e anche un modo per responsabilizzare i giocatori: il numero 9 lo marchi tu, vuol dire che ci devi pensare tu".
Arriviamo al portiere. Mignani dice che non c’è la figura del ‘titolare fisso’. Sta cambiando il mondo?
"E’ già cambiato. Rispetto a quando giocavo io, parliamo di tutto un altro approccio, anche fisico. Si gioca di più, un uomo non basta. L’approccio del mister è quello giusto: le scelte fatte dopo la settimana di allenamento sono sempre le più appropriate. Pisseri lo scorso anno aveva disputato un ottimo campionato e anche Klinsmann ha avuto un ottimo impatto".
Luca Ravaglia