VALERIO BARONCINI
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Monito ai politici: alle donne serve più tutela

Come spesso accade in questo Paese, sono i giudici ad arrivare dove il legislatore arranca, vuoi per inattività politica, vuoi per maggioranze spesso costruite per governare e non per cambiare davvero l’Italia. Se parliamo di violenza sulle donne, l’introduzione del Codice rosso, della legge sul revenge porn, il reato di stalking, hanno dato strumenti in più alle forze dell’ordine, anche se molti recenti fatti di cronaca (pensate al caso di Cecilia Hazana, la ragazza uccisa dall’ex a Reggio Emilia dopo una serata con gli amici e dopo una storia giudiziaria di atti persecutori) dimostrano quanti tasselli manchino ancora a una piena operatività. Sul tema della recidiva o della pericolosità sociale o delle misure di prevenzione o interdittive.

Il nuovo disegno di legge A.S. 2530 sulla violenza nei confronti delle donne è ancora fermo al Senato ed è un peccato, perché interviene proprio su temi delicati come il contatto con le forze dell’ordine, le misure di prevenzione e di pubblica sicurezza a tutela delle vittime, fino al giudizio e all’esecuzione della pena. La sentenza di Bologna agisce proprio in questo senso, ribaltando finalmente anni di storia: dal delitto d’onore abrogato a inizio anni Ottanta, si arriva al movente d’onore. O, sarebbe meglio dire, di disonore. Assorbito dall’aggravante del movente futile e abietto, il femminicidio cancella tutte le ’tempeste emotive’, i motivi passionali, la gelosia. Definisce il possesso virile come aggravante, inserendo finalmente in una cornice di «malconcepito senso di onore» il reato costato la vita ad Atika Gharib. Accelera un percorso. Sollecita la giustizia. Agisce anche politicamente. Un segno di civiltà.