Iosonouncane ad Ancona "Presento la mia ‘Ira’, un lavoro di cinque anni"

Il cantautore e compositore sardo stasera alla Mole Vanvitelliana "Un paesaggio sonoro in cui si intrecciano elettronica, echi jazz e del Maghreb"

Stasera alla Corte della Mole Vanvitelliana di Ancona c’è Sconcerti, il festival estivo curato da Arci, in collaborazione con Comune e Amat, per un appuntamento imperdibile alle 21.30 con Iosonouncane, pseudonimo di Jacopo Incani, cantautore, produttore discografico e compositore sardo, in concerto nel tour che prende il nome da Ira, il nuovo album.

Che cos’è Ira?

"Ira è il frutto di un lavoro estenuante che ha attraversato un arco temporale di circa cinque anni. Si tratta di un’opera monumentale, 17 tracce, un’ora e 50 di musica, che, partendo da circa 15 ore di bozze e provini, ho scritto e arrangiato in ogni parte. Parto sempre dalla musica e poi è la musica a suggerirmi certe suggestioni che mi portano quasi subito ad avere una visione globale del lavoro e un indirizzo su certe caratteristiche, in questo caso l’uso della voce o le lingue utilizzate".

Un concerto che ha il gusto del ritorno ad Ancona?

"Sono felice di tornare ad Ancona, di nuovo. Sarà bello, mi sono trovato sempre benissimo professionalmente e a livello umano nel capoluogo dorico. Sul palco saremo in tre con Amedeo Perri e Bruno Germano, tre postazioni elettroniche senza il computer ma solo con le macchine, quindi sintetizzatore, organo, batterie elettroniche, campionatori e tanti effetti. Il concerto è un flusso anche molto ‘acido’ dove trova spazio materiale di Ira, di Die (uscito per Trovarobato nel marzo del 2015 ndr) e inedito. Azzurra Fragale è alla regia del suono e Giuseppe Tomasi al disegno luci". Com’è stato concepito il disco?

"Il disco è stato concepito seguendo alcuni punti fermi: un ensemble preciso per il quale scrivere, una serie di musicisti sui quali modellare strutture, arrangiamenti, timbri, dinamiche, trame vocali. I musicisti che hanno suonato nel disco sono Mariagiulia Degli Amori, Serena Locci, Simona Norato, Simone Cavina, Francesco Bolognini e Amedeo Perri. Il risultato finale dipinge un paesaggio sonoro fitto e sconfinato in cui si intrecciano elettronica, psichedelia, echi del Maghreb e reminiscenze jazz".

E’ difficile per un artista comporre in questo delicato periodo storico?

"E’ sempre difficile e allo stesso tempo facile scrivere, la necessità di scrivere c’è a prescindere dal contesto e da quello che ci gira intorno. Più che scrivere in questo periodo diventa difficile pianificare, avere una visione a 360 gradi del proprio mestiere e della propria esistenza. Io poi sono più fortunato di altri essendo autore di quello che scrivo".

si. sa.