Bologna, 9 gennaio 2021 - Ristori, subito. E subito anche la loro quantificazione. E' la richiesta che mettono nero su bianco i presidenti delle Regioni passate in zona arancione: Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Calabria e Sicilia. Una decisione che sia Luca Zaia sia Stefano Bonaccini hanno di fatto avvalorato, riconoscendo all'Iss e al Governo che i numeri stanno diventando sempre più preoccupanti. Ma, ora, pongono condizioni alla loro fedeltà, mettendole nero su bianco in una lettera per il premier Giuseppe Conte, e per ministri della Salute, dell’Economia e Finanze, per gli Affari regionali e Autonomie, per i Rapporti con il Parlamento.
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“Alla luce di questa situazione di profondissima crisi in cui si dibattono migliaia e migliaia di imprese dei nostri territori, siamo pertanto con la presente a chiedere che il Governo ci fornisca doverose e puntuali rassicurazioni circa un’immediata messa in campo di ristori e della loro quantificazione, onde evitare ulteriori penalizzazioni a queste categorie e affinché venga scongiurato il rischio, assai concreto, che interi comparti vengano definitivamente cancellati dalla geografia economica delle nostre Regioni”, scrivono Bonaccini, Zaia, Attilio Fontana (Lombardia), Antonino Spirlì (Calabria) e Nello Musumesi (Sicilia).
“Nel prendere atto di questa decisione, - sottolineano - abbiamo piena consapevolezza che la stessa è stata adottata in base ai dati elaborati dalle Autorità scientifiche e alle indicazioni della Cabina di Regia che si è riunita l'8 gennaio, a fronte della preoccupante diffusione del virus Covid-19. Nel farlo, tuttavia, non si può fare a meno di rimarcare quale ricaduta drammatica il provvedimento abbia su imprenditori e operatori impegnati in attività produttive, commerciali, ricettive, turistiche, gastronomiche, sportive e ricreative”.
Nel sollecitare il rapido intervento del Governo con i ristori, i presidenti sottolineano: “Il provvedimento dell’inserimento in zona arancione, impone, infatti, ulteriori restrizioni alla mobilità dei cittadini e alla normale conduzione delle attività economiche dei tessuti produttivi, già duramente messi alla prova e segnati da un punto di vista finanziario, economico e operativo da precedenti provvedimenti restrittivi e dal lungo lockdown primaverile”.