Brizzi, Lucio e Bologna: "Ero lo zio ’originale’"

Il premio speciale di Qn-Carlino raccontato anche sul nostro podcast

Brizzi, Lucio e Bologna: "Ero lo zio ’originale’"

Brizzi, Lucio e Bologna: "Ero lo zio ’originale’"

"Per i bolognesi Lucio Dalla era una presenza familiare. Si incontrava sempre, assorto in conversazioni con i suoi collaboratori ed era facile immaginarsi che, mentre tu uscivi da scuola, lui stesse concependo un nuovo disco. Era un creativo a 360 gradi, una persona piacevolmente originale, ma che faceva cose molto simili alle persone comuni. Andava allo stadio, a Palazzo. Era lo zio originale, dai". A raccontare il suo personale Lucio Dalla, anche in una delle scorse puntate del nostro podcast gratuito il Resto di Bologna – è lo scrittore Enrico Brizzi. Bolognese classe 1974– il suo ultimo volume La leggenda di Anita è appena uscito in libreria – ha ricevuto il premio speciale Ballerino Dalla del Qn-Carlino nell’ambito di ’Ciao-Rassegna Lucio Dalla per le forme innovative di musica e creatività’, seconda edizione, con serata finale questa sera al teatro Celebrazioni. Il premio ha messo in luce, fra i vari aspetti, "la musicalità della prosa" di Brizzi, così come i "molti riferimenti all’arte musicale nei suoi romanzi". E "tutto questo a 30 anni dalla pubblicazione di Jack Frusciante è uscito dal gruppo". Era infatti l’estate del 1994 quando lo scrittore esordì a neanche vent’anni con quello che nel giro di pochi mesi diventò un bestseller, un manifesto generazionale, seguendo le vicende del liceale Alex, intrise di amicizia e amore. E musica.

E mentre Brizzi sta già iniziando a organizzare un vero e proprio tour in giro per l’Italia con un reading musicale legato al libro– la tappa bolognese sarà al Locomotiv il 20 settembre – nella puntata del nostro podcast ricorda i brani di Lucio cui è più legato.

"Ce ne sono tanti– spiega – da quelli del periodo più sperimentale con Roberto Roversi a quelli più divertenti, da sentire in loop, come Disperato erotico stomp. Lo ascoltavo da ragazzino, parlava di situazioni quotidiane e tu ti immaginavi Dalla a Berlino con questo Bonetti, un cognome molto comune, come quello del tuo compagno di banco. E poi l’idea che nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino… erano cose che avevano attinenza con la realtà. E poi L’anno che verrà. Penso a quanto la si è cantata in gita, con gli scout, fino all’ultima volta, con mio fratello e gli amici allo stadio. Quasi un inno della bolognesità".

le. gam.