Nella casa museo di Dalla aggiunta la tastiera che suonò nell’ultimo concerto

Ricostruito lo studio, trasferito dal civico 42 di via D’Azeglio. Lo strumento fu protagonista dello show a Montreux. Le stanze del cantautore si possono visitare lunedì, venerdì e sabato

La casa museo di Lucio Dalla

La casa museo di Lucio Dalla

Bologna, 4 marzo 2024 – Il viaggio nella casa museo di Lucio Dalla inizia da piazza dei Celestini. Davanti alla chiesa in cui Lucio fu battezzato, dove ancora l’ombra di Dalla si appoggia, catturata nell’opera di Mario Martinelli, che assomiglia a una ragnatela (‘ragno’ era uno dei tanti soprannomi del cantautore). Al 15 di via d’Azeglio, la targhetta del campanello recita ‘Comm. Domenico Sputo’.

E le visite della Fondazione Lucio Dalla, che avvengono il venerdì, il sabato e il lunedì fanno sempre il pieno. Ma da oggi, per l’81esimo compleanno di Lucio Dalla, ad aggiungersi alle stanze della casa, anche il suo studio, trasferito dal 42, con la tastiera suonata dal cantautore a Montreux, che conserva ancora la scaletta dell’ultimo concerto nella Stravinski Concert Hall, in cui suonò anche Attenti al lupo.

Sulla scrivania vicina c’è un pezzo del Muro di Berlino, davanti al quale compose Futura. Accanto, c’è la foto di Berlinguer, la statuetta di Mao e appesi la falce e il martello, anche se disse lui: "Non sono comunista perché il comunismo non esiste più".

Sono proprio le note di Futura a dare il benvenuto ai visitatori nella prima camera, la stanza dei presepi. Quella che si porta l’eco del "sarà tre volte Natale", perché varcata la soglia ci si trova davanti alla ricostruzione della natività, insieme sacra e profana. Alla sinistra del presepe, le foto di Luigi Ghirri occupano tutta la parete. Sono gli scatti del noto fotografo di Scandiano che, per Dalla, "si ascoltavano con gli occhi" e hanno fatto da copertina ad album come DallAmeriCaruso, Bugie e Dalla/Morandi.

Sulla destra, invece, un grande quadro di Carlo Arienti che raffigura un gladiatore (film che Dalla disse di aver visto 19 volte). Dai presepi si passa alla stanza caminetto, nella quale porta l’unico oggetto che apparteneva alla casa precedente, in piazza Cavour: uno specchio della mamma sarta. Sono tantissimi gli oggetti appesi ai muri o appoggiati ai mobili ma, nonostante il museo, non voleva si dicesse di lui che fosse un collezionista.

Esibizionista, però, sì. Che è anche il nome della terza stanza, dove si suonava e si componeva. Poi si passa alla camera del re, con un guanto di Padre Pio, i tantissimi premi vinti – come la targa del terzo posto a Sanremo del ’71 –, le copertine degli album e le locandine dei film. Lucio era un grande appassionato di cinema, avrebbe voluto fare il regista. Futura e Anna e Marco furono pensate come sceneggiature, poi riadattate a canzoni.

C’è anche una stanza dedicata alla settima arte con giochi, giostre, un grande schermo e le poltrone, comprate da Lucio in un cinema porno.